FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Tremila euro e arriva la maturità. La Finanza smantella il ‘diplomificio’. Sigilli alla Leonardo Da Vinci School

L’accusa è associazione a delinquere finalizzata al falso. Ai ragazzi fornite residenze fittizie a loro insaputa. Sette indagati: i direttori della scuola bolognese e quelli delle paritarie che facevano gli esami finali.

Tremila euro e arriva la maturità. La Finanza smantella il ‘diplomificio’. Sigilli alla Leonardo Da Vinci School

L’ingresso della Leonardo Da Vinci School in viale della Repubblica

Bastavano tremila euro per ottenere l’esame di maturità, nel "diplomificio". Senza avere studiato e neppure essersi mai presentati a lezione, men che meno all’alternanza scuola-lavoro. Alcuni studenti, nelle ore in cui erano ’presenti’ a scuola a Napoli, timbravano al lavoro a Bologna. Poi, le tariffe: cinquemila euro per un anno scolastico da recuperare, settemila per l’ultimo e tremila di "tassa maturità", in parte destinata alle due scuole paritarie d’accordo col presunto diplomificio e che, secondo l’accusa, permettevano ai ragazzi di fare l’esame di Stato con la garanzia di essere promossi e senza averli mai visti in classe. La tassa per questo esame esiste davvero: 12 euro.

Di questo deve rispondere la Leonardo Da Vinci School di viale della Repubblica, perquisita ieri dalla Finanza e poi messa ai sigilli. Immobile e conti correnti sono stati posti sotto sequestro preventivo dal giudice per le indagini preliminari Andrea Romito, su richiesta del pm Stefano Dambruoso. Sette gli indagati, per associazione a delinquere finalizzata al falso e alla corruzione; alcuni devono rispondere anche di avere reso false attestazioni sulla presenza degli studenti a scuola e sulla loro residenza. Già, perché l’ottenimento del diploma alla Da Vinci, secondo le ricostruzioni della Procura, era piuttosto complicato da predisporre. Non per gli studenti (circa una quarantina gli iscritti quest’anno), però, che attualmente risultano ignari del funzionamento illecito del centro di recupero debiti e anni scolastici cui erano iscritti.

L’indagine è partita dalla denuncia di un’insegnante, versione poi confermata da vari studenti. Nella scuola, raccontano, "non ci sono libri, né computer, aule adeguate o laboratori. I ragazzi sono divisi in tre gruppi, in base a che debbano recuperare il primo triennio di superiori, il quarto o il quinto anno. I pagamenti si possono fare anche a rate, in contanti. I docenti sono sette, senza contratto. Sono presenti tutti gli indirizzi di studio, ma senza gli strumenti per poter fare vere lezioni".

Nei guai sono finiti l’amministratore legale della scuola e suo padre, ossia i "direttori che con fare minaccioso due volte a settimana venivano a ritirare i contanti" delle rette degli studenti; i direttori delle due scuole paritarie "corrotte", una di Fermo e l’altra di Portici (Napoli). Le due scuole, dice l’accusa, consentivano ai ragazzi di ottenere la maturità senza bisogno che frequentassero le lezioni (cosa illegale) e permettendo ai direttori della Da Vinci di assistere ai loro esami, fatto pure illecito.

Infine, siccome per legge non si può sostenere la maturità da ’esterno’ in una scuola paritaria fuori dalla propria provincia di residenza, gli inquirenti ricostruiscono come ai ragazzi venisse fornita direttamente dalla scuola un’attestazione fasulla a riguardo, senza che neppure lo sapessero. Tutti "vantaggi" che hanno permesso al centro studi di aumentare la propria popolarità al punto da incrementare i propri ricavi del 600% in 5 anni.