Tre giorni di musica dal vivo per celebrare l’arrivo dell’autunno. Succede, sotto la Tettoia Nervi, in piazza Lucio Dalla, dove, da domani a domenica, all’interno della rassegna DiMondi, il Finger Food Festival è anche l’occasione per ascoltare tre gruppi la cui avventura artistica è fortemente intrecciata con la città. Si inizia domani con la world music dei Rumba De Bodas, si prosegue il 5 con un grande classico del rock italiano, gli Skiantos, in procinto, dopo molti anni, di pubblicare un album di inediti e si conclude domenica con lo spettacolo dei Lino e i Mistoterital, che, negli anni 80, proprio insieme al gruppo fondato da Freak Antoni, fecero di Bologna la capitale del cosiddetto ’demenziale’. Con i nomi d’arte presi da tessuti come Phil Anka e Ted Nylon, dopo una prova estiva in un club della Riviera, si sono riformati proprio per questa occasione.
Francesco Garbari, Ted Nylon, ci racconta come nacque il vostro gruppo?
"Erano gli anni 80, a Bologna vivacissimi e con una creatività diffusa. Noi siamo tutti figli del Dams e la colpa della nascita dei Lino e i Mistoterital è di Umberto Eco. Eravamo a una sua conferenza, ci conoscevamo per esserci incrociati nelle aule dell’Università e avevamo in comune la passione per i Beatles. Mentre il grande semiologo parlava noi fantasticavamo di una band che avrebbe cambiato le sorti del rock nazionale. Quella band erano i Lino e i Mistoterital. La principale, e prima ispirazione, non era il demenziale, ma il rock degli anni 50 e il beat".
Poi arrivò l’idea di assumere, ognuno di voi, il nome di un tessuto.
"Fu un caso. Non sapevamo assolutamente che nome dare al gruppo e ci imbattemmo in una rivista di filati. Fu amore a prima vista. Io, che cantavo e suonavo le tastiere, diventai Ted Nylon, l’altro cantante e chitarrista Roberto Grassilli, si trasformò in Phil Anka. Il resto venne da sè. Per far parte dei Lino e i Mistoterital bisognava essere innamorati dei tessuti".
Una carriera che ha incrociato quella dei ‘fratelli maggiori’ Skiantos.
"Si, loro erano già delle celebrità. Noi eravamo più beat, anche nell’abbigliamento, mentre loro si erano formati sotto la spinta del punk. Ci univa sicuramente l’irriverenza, l’amore per il dadaismo, il desiderio di prendere in giro innanzitutto noi stessi e, soprattutto, la passione per i giochi di parole, nei quali Freak Antoni era un maestro".
E’ vero che volevate emulare i Beatles replicando a Bologna il loro famoso concerto sul tetto della Apple?
"Eravamo in attesa dell’uscita del nostro primo album, ’Bravi ma basta’, piacevamo a Renzo Arbore che poi ci volle con lui in tv nel suo programma Doc. Chiedemmo all’allora assessore alla Cultura Nicola Sinisi di poterci esibire sul tetto di Palazzo di Re Enzo. Non fu possibile, ma Sinisi ci propose l’alternativa della Torre degli Asinelli. Accettammo subito!".
Pierfrancesco Pacoda