REDAZIONE BOLOGNA

Trasporti, lo sciopero ‘sfonda’. Sotto le Torri adesione al 75%: "Salari bassi e poca sicurezza"

Incontro tra i sindacati e la presidente Priolo: al centro anche il rinnovo del contratto nazionale "Il settore non è competitivo e manca l’innovazione, la Regione raccolga queste istanze".

Il sit-in in viale Aldo Moro

Il sit-in in viale Aldo Moro

Lunedì di disagi e traffico in città. È arrivata al 75% l’adesione dei lavoratori Tper allo sciopero nazionale dei trasporti indetto per ieri. Il dato è relativo alla sola Bologna dove si sono registrati notevoli disagi considerando le corse non garantite dei bus, ma anche i numerosi cantieri che stanno modificando la viabilità cittadina. La mobilitazione è iniziata alle 8.30 e proseguita fino alle 16.30: lo sciopero ha riguardato anche il personale dedicato al servizio ‘Marconi Express’. Secondo i sindacati, in Emilia-Romagna mancherebbero "oltre 500" autisti di mezzi pubblici, mentre quelli che ci sono "stanno andando via".

"Del resto con stipendi di ingresso di 1.100 euro è quasi impossibile che questo settore diventi attraente", incalzano le sigle.

A tracciare il quadro sono Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa-Cisal, che ieri hanno indetto un sit-in sotto la Regione per chiedere il rinnovo del contratto nazionale.

"Manca l’aumento degli stipendi: l’ultimo rinnovo è del 2015 – spiega Giuseppe Iovino, segretario regionale della Faisa-Cisal –. E manca la sicurezza: continuamente subiamo aggressioni". Lavoratori e sindacati ieri alle 14 hanno incontrato Irene Priolo, presidente facente funzioni della Regione, e l’assessore regionale ai Trasporti, Andrea Corsini.

"Chiederemo di essere portavoce in Conferenza Stato-Regioni ed esercitare una pressione forte sul governo", sottolinea Andrea Matteuzzi (Filt-Cgil), mentre Aldo Cosenza (Fit-Cisl) aggiunge: "Il trasporto pubblico è in grande sofferenza". Per Gianluca Neri (Uiltrasporti) bisogna considerare il mezzo pubblico "come parte del territorio". Per questo, rilancia, servono "tavoli permanenti con le istituzioni". Infine il problema dei mezzi, che sono vetusti: "Si va verso l’idrogeno o l’elettrico, però tutto questo ancora non si vede".