Bologna, 12 novembre 2015 - Fingiamo per un attimo che ad Autostrade possa interessare la realizzazione di un tram (che sarebbe come chiedere a una concessionaria auto di finanziare una linea di bus); fingiamo ancora di aver dimenticato che il Passante Nord è stato inserito come opera strategica non solo nei piani del sindaco Virginio Merola, ma anche del governatore Stefano Bonaccini; fingiamo ancora che sia pensabile risolvere da qui al 2030 il tragico ingorgo quotidiano del nodo bolognese con una corsia (e mezzo) in più. Fingiamo tutto questo e sospendiamo il giudizio, a prescindere da come la si pensa sull’opera: ma con che faccia, dopo anni di parole e promesse, si può pensare che l’operazione di annullamento sia puramente di ‘merito’ e non ‘politica’?
Come si può pensare che un sindaco che fino a 5 minuti fa sosteneva questo progetto, ora non lo vuole più e riapre – de facto – uno sterminato iter per la mobilità? Come ci si può fidare di un’amministrazione che si smentisce da sola? Il Passante Nord, gli appelli per realizzarlo, la schizofrenia politica: è tutta farina del sacco del sindaco. Sarà una di quelle mosse che Merola definisce «del cavallo», come accadde sulla vendita delle azioni Hera. Se invece fosse una concessione all’area De Maria -Priolo-Conti e anche Sel, sarebbe poi davvero folle. Un suicidio politico assistito. «Manca una visione di città»: le parole al Carlino di Fabio Roversi-Monaco, presidente di Banca Imi, sono sempre più attuali. Il sindaco Daniele Manca aveva già lanciato il may-day. Infine, alle realtà economiche che oggi piangono, va ricordato come questa giunta e questo sindaco siano gli stessi cui, più volte, hanno dichiarato il sostegno verso l’accidentato bis. D’altronde, in campagna elettorale, Merola aveva avvertito tutti: «Se vi va tutto bene, io non vado bene».