
Via San Felice è chiusa al traffico per una buona porzione: inizia il cantiere del tram anche in questa zona
È quasi mezzogiorno e in via San Felice gli operai del tram depositano la segnaletica per indicare la chiusura di via San Felice, dall’incrocio con via Riva Reno (dove si può svoltare a destra in via della Grada o a sinistra, appunto, in via Riva Reno) fino a via dell’Abbadia.
Le auto iniziano a formare una lunga coda che arriva fino alla Porta, smaltita dagli agenti della Polizia locale, sul posto a dare spiegazioni. E intorno all’ennesima interruzione di viabilità e la "mancanza di strisce blu per le auto, di passaggio di persone e clienti e inquinamento acustico". A dirlo sono alcuni dei presenti all’incrocio, che dista circa 400 metri da via dell’Abbadia, che cambia senso nell’ultimo tratto, da dove è possibile poi immettersi nuovamente su via San Felice. I più preoccupati per la chiusura sono i titolari delle attività commerciali, come Francesco Ardissone di Ardissone Collezionismo: "Questa chiusura fa ripiombare San Felice in un clima stagnante – inizia –. Le persone non riescono più a fermarsi lungo la strada e anche i clienti hanno difficoltà nel raggiungerci".
A questo, si aggiunge il nodo dei punti carico e scarico, "che sono pochi e spesso occupati da auto in sosta – continua Ardissone –. Ho già segnalato questi episodi ai vigili, ma di certo servirebbero altri punti di questo tipo". Nella zona ‘morta’ a causa dei lavori, le barriere del cantiere dividono i portici e i due lati della strada, che si può attraversare o all’inizio o alla fine della chiusura della via. "Il traffico è limitato di certo - sostiene Valerio Roda -, ma anche l’attraversamento pedonale, da un portico all’altro, è compromesso, perché manca un punto in cui poter attraversare la strada. Che va percorsa tutta, nell’intero tratto chiuso, per cambiare lato. Il disagio maggiore sarà vissuto in primis dalle attività commerciali, poi dai residenti". E tra le saracinesce aperte, ci sono alcuni negozi aperti da poco o addirittura neonati. Un esempio? Il negozio di abbigliamento Picnic, aperto "da una settimana – afferma Rebecca Longo –. Arriviamo dal centro, dove abbiamo già vissuto l’impatto del cantiere, che spesso oscura i negozi con ciò che succede fuori. I clienti continueranno a raggiungerci, ma sicuramente è più complesso: il passaggio è limitato e l’inquinamento acustico si sente". Anche Emilia Amico, di Cou Cou Boutique, che è aperto da soli sei mesi, è preoccupata "per l’impatto che la chiusurà avrà sulla clientela – confessa –, anche se mi sento fortunata, perché il portico mi aiuta facilitando il passaggio e credo di trovarmi sul lato giusto della strada. Mi allarmano anche i rumori, che potrebbero allontanare le persone. I primi sei mesi, però, sono andati benissimo. Incrociamo le dita".
Tra chi vede i cartelli depositarsi su via San Felice c’è Silvia Bellotti, di Valentini forno e pasticceria dal 1946: "Il cantiere inciderà non solo sulla clientela, ma anche sui dipendenti delle attività – sostiene –. Sarà un periodo lungo (quello della chiusura, ndr), nella speranza che i lavori procedano come da cronoprogramma. Qui abbiamo un bel passaggio anche di turisti, che speriamo non cambi". Poco più avanti, dall’altra parte della strada, c’è il negozio Delia Calzature Defonseca: "Io sono una persona positiva e non vedo l’ora di vedere la luce in fondo al tunnel – confessa –, ma questo tunnel è stretto e cupo. Dobbiamo stringere i denti. Il passaggio pedonale deve essere agevolato anche se la strada è chiusa, per esempio illuminando i portici". Mentre i commercianti commentano la chiusura, i clienti escono ed entrano dalle attività. E fuori, la fila delle macchine in coda in direzione centro, in prossimità dell’incrocio, crescono a vista d’occhio. Tra chi sbuffa al volante, c’è chi guida la bicicletta a bordo strada.
"È un disagio totale – commenta Cristina Bianchet –. Qui, lungo via San Felice, non si riesce più a passare nemmeno con la bici, che non vorremmo portare adirittura sotto i portici, come mi è stato consigliato... La città si è trasformata in un tetris in cui è difficile inserirsi".
Mariateresa Mastromarino