Bologna, 11 dicembre 2024 - È (quasi) la fine di un sogno. Anche questa sera i tifosi bolognesi non hanno festeggiato un successo nella più grande competizione d’Europa, la Champions League.
La vittoria sarebbe stata un’impresa nella tana di una squadra che veniva da una striscia di otto vittorie consecutive in campionato, e in una città, Lisbona, sotto certi aspetti simile a Bologna: entrambe sono città collinari, celebri per la propria tradizione e per il loro legame con la storia; vi è una dinamica vita urbana, e sono tante le somiglianze tra le due università e sul piano della cultura.
Quindi, nonostante tutto, il Bologna di Italiano ha giocato in trasferta solo sulla carta. Intanto, a sugellare questo gemellaggio, anche tra i tifosi del Bfc presenti alla Birreria Amadeus in via Giuseppe Dagnini c’è qualcuno che ha visitato la capitale del Portogallo. E inizia il suo racconto. Una volta atterrati allo scalo di Portela-Lisbona, basta prendere la strada E1 e dopo soli sette chilometri di percorrenza sono già diversi i punti panoramici che si possono ammirare di questa città che è tra i più importanti centri turistici europei.
Tra questi, il primo a comparire davanti ai propri occhi, sulla destra, è lo stadio José Alvalade, casa dello Sporting Lisbona e sede del match del 29 gennaio tra i portoghesi guidati dall’attaccante svedese Gyokeres e proprio i rossoblù. Poco distante, qualche chilometro più avanti, dopo un piccolo ‘sali e scendi’, sulla sinistra, compare lo stadio da Luz, ‘a Catedral’ del Benfica, teatro della sfida di questa sera.
L’inno della Champions, poi, fa sempre un certo effetto, anche dopo sei partite. Mentre risuona, lo spettacolo sugli spalti rende il prato verde la trincea di una battaglia campale.
Così, dopo l’affascinante coreografia dei portoghesi, ha inizio la partita. "Oggi il Bologna lo vedo ben messo in campo - prevede un tifoso al bar dopo solo pochi secondi dal fischio d’inizio - . Dai che è la tua partita", dice riferendosi a Dallinga. Tanto è il talento in campo, anche lato Benfica, dove l’esperienza degli argentini Di Maria e Otamendi, unita ai goal nei piedi di Akturkoglu e Pavlidis, la fanno da padrone. È proprio quest'ultimo a segnare un goal per i padroni di casa al secondo minugo, la rete dell'attaccante greco è, però, in fuorigioco. “Dove pensavi di andare?”. Poco dopo è il Bologna ad attaccare proprio con Dallinga che può calciare sull'uscita del portiere, ma preferisce allargarsi e scartarlo, perdendo palla.
"Tira subito!", lo rimprovera un tifoso. Dopo 30 minuti di partita la sentenza della birreria è: "Giochiamo meglio noi". Mentre ancora l'attaccante olandese è il bersaglio principale dei presenti: "Dallinga è come il caffè greco, bisogna saperlo aspettare". Per altri invece, "serve Castro per vincere". Il Bologna non si scompone e riparte alla caccia del goal, ma durante tutti i novanta minuti le sensazioni dei tifosi non sono positive, anche se la speranza è l’ultima a morire. All'inizio del secondo tempo, sempre il 24 del Bologna prende la porta: “Hai visto che bastava aspettarlo?", ride un ragazzo. Invece, non piacciono ai tifosi le ripartenze "a velocità Umarell" dei ragazzi di Italiano.
Dopo un tiro pericoloso ancora di Pavlidis, respinto da un grandissimo Skorupski ("Che parata incredibile"), subito dopo è il portiere del Benfica a rendersi protagonista parando un tiro di Urbanski. Al 70esimo, "Italiano mette su quelli buoni", esultano i tifosi, e il pensiero comune è: “Ora la vinciamo noi". Odore di goal che si sente al 92esimo minuto con un calcio d'angolo per i rossoblù: "È il momento giusto", i presenti si preparano così a saltare sulle sedie. Il corner, però, si conclude con un nulla di fatto. A fine partita, nei volti è tanta la delusione e la consapevolezza che si poteva fare di più. Anche se ancora la matematica non condanna i rossoblù, servirà davvero un'impresa per agguantare i playoff.