Bologna, 15 maggio 2023 – Nel secolo scorso, un po’ in ossequio al piano regolatore del 1889, un po’ per lo sviluppo urbano e demografico, un po’ per i costi di manutenzione, un po’ per motivi igienico-ambientali, furono attuati interventi per "tombare" chilometri di canali: il canale Reno dalla Certosa fino a via Malcontenti, il canale Savena unito al torrente Aposa da porta Mascarella a porta Galliera, per far spazio all’Autostazione delle corriere.
I lavori furono eseguiti con la miglior tecnologia dell’epoca e con grande numero di tecnici e operai, come dimostrano le immagini.
Dunque, le ragioni che indussero le amministrazioni a far scomparire i canali non dipesero da aspetti di sicurezza, bensì dalla volontà di migliorare viabilità e sosta. Ben diverso è il caso dei due torrenti, Aposa e Ravone, dei quali le antiche cronache ci tramandano numerose esondazioni che provocarono gravi danni.
Il Comune emise numerosi bandi nei quali si vietava di scaricare pietriccio, calcinacci e altri rifiuti nei torrenti e nei canali. A partire dal Quattrocento furono attuate coperture del corso dell’Aposa con laterizi e con tecniche che garantissero la sicurezza; accadeva anche che sulle parti tombate venissero fatte costruzioni. In alcuni casi la decisione di coprire un corso d’acqua era sollecitata dal cattivo odore, come avvenne nel 1660 per la copertura del Canale Castiglione, una derivazione del Canale Savena: i Gesuiti, che gestivano la chiesa di Santa Lucia, ottennero il permesso in quanto il canale era "lurido, emanava cattivo odore ed era di sordido aspetto"; il Comune scrisse che era "un ottimo provvedimento quello di chiuderlo con opportune volte, allargando la strada, facendola sicura e rendendola salubre".
Le esondazioni del Ravone
Quanto al torrente Ravone, che scorre fuori dalle mura cittadine, le sue esondazioni, al contrario di quelle dell’Aposa, non destavano preoccupazioni. Cambiò tutto con la presenza del Ravone nell’area urbana di Bologna: nel 1932, un "furioso uragano", come titolò il Carlino, fece straripare i due torrenti e i corsi minori che, eccetto l’Aposa, non erano "tombati". In occasione di forti temporali, è il Ravone che può creare esondazioni nelle aree abitate: per prevenirle occorre una manutenzione costante del letto del torrente, tombature eseguite con perizia, una modellistica idrologica capace di prevedere e mitigare il rischio. Le forti precipitazioni del 2013 (via Felice Battaglia, allagamento case e scuole) e del 2019 (frana in via Ravone) suggerivano, anzi, imponevano indagini approfondite e soluzioni tecniche. Temporali come quelli dei giorni scorsi ci sono sempre stati: occorre intervenire con competenza senza tirare in ballo i cambiamenti climatici.