"È ridicolo ridurre la situazione del Pd a una guerra di correnti, dando la colpa a tizio o caio. L’errore vero, e più grande degli ultimi anni, è non aver combattuto con nettezza l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti". Non ha dubbi Salvatore Caronna, ex segretario dei Ds a Bologna e già segretario regionale del Pd, per niente stupito dei 4 milioni di debiti e del piano che prevede di chiudere il 40% dei circoli dem.
Si aspettava una situazione economica del genere per il Pd bolognese?
"Diciamo che non mi ha sorpreso. Anche un partito forse un po’ più strutturato rispetto ad altri, in giro per l’Italia, fa fatica a mantenere la sua capacità di radicamento. Non è facile tenere aperte le sezioni... ma il tema è politico, basta vedere le basse percentuali di partecipazione alle elezioni".
Qualcuno punta il dito sulla gestione del Pd bolognese, altri fanno ricadere le colpe nella decisione di affidare il patrimonio ex Ds alle Fondazioni. Lei che cosa ne pensa?
"La lotta interna su questi argomenti, ripeto, è ridicola. Così come imputare i debiti Pd alla scelta delle Fondazioni è sbagliato: non credo sia stato un errore, il problema oggi ci sarebbe lo stesso. Credo che in questi ragionamenti si perda di vista il vero nodo: come combattere lo strapotere finanziario di gente come Elon Musk? Le forze politiche sono disarmate...".
Che cosa propone, quindi?
"Va preso il coraggio a due mani e discutere anche con le altre forze politiche di centrodestra, di quale sovranità questo Paese può disporre nei prossimi anni. Abolire il finanziamento pubblico alla politica è stato un errore tragico, per lo più fatto da un governo guidato dall’ex segretario Pd Enrico Letta. Forse non ce ne rendiamo conto, ma vedendo quello che succede con Musk, è chiaro che negli anni è stata smantellata la capacità delle forze politiche di essere autonome. Per questo la soluzione è una sola: re-introdurre il finanziamento pubblico ai partiti ed eliminare, invece, il finanziamento privato. In questo modo libereremo la politica da vincoli economici e finanziari. Sarebbe un’azione nell’interesse generale".
Quando lei guidava i Ds bolognesi non si poteva immaginare una situazione simile...
"Era un altro mondo, avevamo 70-80mila iscritti a Bologna, oggi saranno 7-8mila...".
Tutta colpa del partito liquido o della classe dirigente di oggi?
"Non mi piace fare confronti se eravamo più bravi ieri o oggi. Ciò che serve è analizzare i problemi di questo tempo e affrontarli. In 15-20 anni i partiti hanno perso la capacità di essere un punto di riferimento: è cambiato tutto, sono arrivati i social, ma credo che la politica abbia ancora bisogno di una dimensione fisica, sul territorio. Più che discutere di correnti, si ragioni su questo e con gli altri partiti dello stato della democrazia del nostro Paese".
Lei, oggi, è ancora iscritto al Pd?
"No. L’ho votato alle ultime Regionali, ma ho lasciato la politica. Lasciai quando arrivò Renzi... Ora l’impegno continua con la mia associazione culturale ’Il tiro’. Ma guardo con attenzione l’evoluzione del partito...".
Rosalba Carbutti