BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Torna ’L’esorcista’: 50 anni di possessione

Questa sera al Bellinzona la versione integrale del film di Friedkin. Roberto Chiesi: "Segnò la fine dell’innocenza degli spettatori. Fu un ’unicum’"

Torna ’L’esorcista’: 50 anni di possessione

di Benedetta Cucci

Ha precorso i tempi generando un filone ancora attualissimo: è ’L’esorcista’ di William Friedkin, padre di tutti gli horror a possessione diaboliche. La pellicola compie 50 anni e viene celebrata questa sera alle 20,30 al Cineclub Bellinzona, la sala bolognese dove un cult diventa ancora più di culto. A presentarla nella sua versione integrale, quella cioè che nel 2000 riportò dentro alla pellicola 11 minuti cui il regista aveva dovuto rinunciare, sarà Roberto Chiesi, storico e critico cinematografico, responsabile del Centro Studi-Archivio ‘Pier Paolo Pasolini’ della Cineteca. Astenersi, come al solito, cuori deboli.

Chiesi, come può essere la visione di questo film oggi?

"Penso che la serata dia la possibilità di rivedere il film come fenomeno di costume, per quello che è stato l’aspetto rivoluzionario che ha avuto 50 anni fa, negli Stati Uniti come anche in Italia. Stiamo parlando davvero di un’altra epoca, di un’ultima forma di innocenza dello spettatore che non era preparato a vedere la storia della possessione demoniaca di una bambina di 12 anni, un’innocente. Non una storia di mostri che si svolge in una dimensione fantastica al di fuori della realtà, ma una storia che si svolge nel nostro quotidiano, in una casa borghese".

Di quali esperienze cinematografiche è figlio ’L’esorcista’? "Da un punto di vista cinematografico è un unicum, perché non nasce dal cinema. Nasce dalla letteratura, ma come mediazione rispetto alla realtà, perché c’era un romanzo che nel 1971 era già un best seller. È proprio lo scrittore William Peter Blatty, anche produttore del film, che manda la sceneggiatura a Friedkin e il regista ne rimane ipnotizzato, inizia a leggere e non riesce più a smettere. Aveva toccato delle cose che lui aveva dentro. La storia prende spunto da un episodio di reale possessione demoniaca che era avvenuto nel 1949 e riguardava un ragazzino di 14 anni. Poi l’aveva rielaborata in chiave di romanzo, cambiando ambiente sociale e sesso del protagonista".

Una ragazzina posseduta, poi impersonata da Linda Blair, un fatto ancor più scabroso.

"Un’idea che la rende davvero più inquietante e sconcertante, sottolineando ancor di più la sua identità di vittima, accentuandone il comportamento blasfemo e violento, poiché parla in maniera volgare e demoniaca".

Nel 1972 esce ’Ultimo tango a Parigi’ che incappa subito nella censura. Il 1973 è l’anno de ’L’esorcista’ che però non viene censurato, nonostante scene forti come quella del crocifisso. Come mai?

"Friedkin era molto preoccupato, come scrive nelle sue memorie, che la commissione americana mettesse la fatidica X, che voleva dire film vietato e unica circolazione nei cinema per adulti (quindi i porno), e invece non succede. Viene vietato ai giovani che possono vederlo solo se accompagnati dai genitori e in Italia viene vietato solo ai minori di 14 anni. Il fatto è che tutti gli atti osceni che fa la ragazzina, Regan, sono espressioni del male e del demonio e quindi rientrano in un discorso cattolico, anche se Friedkin voleva davvero indagare il trascendente, l’inspiegabile. La censura non intervenne perché è una lotta contro il male".