Bologna, 24 novembre 2022 - "Elettra, fammi conoscere papà Tonino". Dalle pagine di una rivista di gossip, Flavia Borzone si appellava all’erede della dinastia Lamborghini, presentandosi come sua sorellastra. Lo faceva ripercorrendo, in un’intervista, le tappe della presunta storia tra sua madre, la cantante lirica partenopea Rosalba Colosimo, e l’imprenditore bolognese Tonino Lamborghini, da cui, sosteneva, sarebbe nata lei, nel 1988.
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Una vicenda che, dai rotocalchi, era passata alle trasmissioni scandalistiche del pomeriggio, fino ad approdare, come ultima tappa, nelle più contenute aule di tribunale. Dove questa mattina, la trentaquattrenne e la mamma, difese dall’avvocato Antonello Madeo, affronteranno, di fronte al gup Francesca Zavaglia, l’udienza preliminare del processo in cui sono imputate per diffamazione (il pm è Antonello Gustapane). Una denuncia presentata ai carabinieri proprio a seguito di quelle esternazioni pubbliche da Lamborghini attraverso il suo legale, il professor Mauro Bernardini, che lo ha già assistito in sede civile, con il processo conclusosi con la condanna, per madre e figlia, al pagamento di 30mila euro ciascuna alla parte offesa. E al silenzio. Ossia, a non parlare più in pubblico di quella faccenda.
Oggi, come richiesto dalla difesa, torneranno però a farlo. Rispondendo alle domande del giudice, "spiegando le loro ragioni, che non si basano su interessi o pretese economiche, ma solo sulla necessità di arrivare alla verità", come spiega l’avvocato Madeo. Che precisa: "C’è una registrazione, oggetto anche di perizia, agli atti, in cui il dottor Lamborghini non nega la relazione avuta con la mamma della mia assistita. Che in questi anni ha sempre e solo chiesto, per motivi personali e in prospettiva di salute, di conoscere chi è il suo vero padre. Visto anche che un test del Dna ha provato che l’uomo che lei ha per anni considerato suo padre, quello di cui porta il cognome, non è invece chi l’ha generata". E sulla questione del disconoscimento della paternità è attualmente pendente un altro procedimento, al tribunale di Napoli. Un passo necessario, quest’ultimo, perché possa partire l’iter per accertare (o negare) l’eventuale paternità di Lamborghini. A cui Flavia Borzone aveva chiesto, de visu e a mezzo stampa, di sottoporsi al test del Dna. Ottenendo un rifiuto.
«In sede civile, il giudice Alessandra Arceri ha già ritenuto le condotte di mamma e figlia lesive e diffamatorie nei confronti del mio assistito e della sua privacy. E io credo che anche i personaggi noti abbiano diritto a una loro privacy", spiega l’avvocato Bernardini che sarà in aula per affrontare anche la fase penale di questa faccenda. Che oggi si potrebbe avviare, qualora il giudice stabilisse per le imputate il rinvio a giudizio.