Bologna, 13 giugno 2023 – Maglietta e jeans neri, un foulard in tinta al collo per nascondere le ferite che le sono state inferte dal padre dei suoi tre figli con un paio di forbici, proprio davanti ai bambini il giorno della Vigilia di Natale.
Così Giorgia, la giovane mamma di 26 anni che ha rischiato la vita per mano dell’ex, marocchino di 32 anni, ha affrontato ieri l’incidente probatorio davanti al giudice Sandro Pecorella, al pm Antonello Gustapane e accanto al suo avvocato Donata Malmusi. Un paravento la celava allo sguardo dell’uomo che ha tentato di strapparle la vita, difeso dall’avvocato Matteo Sanzani. Non si vedono da quella tragica mattina. "Sto ancora malissimo, figuriamoci sei mesi fa. Affrontare questa prova è stata dura, ma ora mi sento meglio", dice lei fuori dall’aula.
Aula in cui ha suscitato qualche malumore, soprattutto tra i rappresentanti della giovane vittima, la domanda della difesa circa una sua disponibilità a un percorso di giustizia riparativa. Norma nuovissima (entrerà in vigore a fine mese) che consentirà alle parti, al di fuori del processo, di incontrarsi davanti a un mediatore per "ricostruire" il legame e "riparare", dove possibile, al danno ’sociale’ compiuto dal reo. "Una proposta inaccettabile – tuona l’avvocato Malmusi – e irrispettosa della fragilità della mia assistita, al bene dei suoi bambini".
La vittima ha risposto alle domande delle parti ("Perché in passato ritirai le denunce di violenze? Eravamo tornati insieme, pensavo fosse giusto così") e ricostruito i fatti di quella tragica mattina. Quando l’ex, forte di un mix esplosivo di alcol e cocaina, come confermano le analisi tossicologiche della consulente della Procura Elia Del Borrello, quasi l’uccise, di fronte ai tre figlioletti terrorizzati. Un mix, scrive la tossicologa, che avrebbe scatenato nell’indagato "aggressività e grande irrequietezza, incapacità di controllare stimoli e freni inibitori". "Non mi sembrava in sé", conferma la ex compagna. Solo l’intervento tempestivo dei sanitari e la provvidenziale richiesta d’aiuto del più grande dei bimbi, otto anni appena, scongiurò il peggio.
In carcere il trentaduenne – che ha riferito di come all’epoca dei fatti assumesse cocaina "quotidianamente" – ha più volte tentato di impiccarsi, anche due giorni dopo l’arresto. Sostiene di non ricordare nulla di quel che ha fatto (amnesia compatibile con le benzodiazepine somministrategli in ospedale dopo l’arresto, per sedarlo e impedirgli di fare del male a sé e ai soccorritori), ma di avere allucinazioni: "Sento le voci dei miei bambini", forse un "trigger del momento dell’aggressione", per Del Borrello. La Procura potrebbe optare a breve per una richiesta di giudizio immediato.
I figli della coppia ora sono con la madre: è in corso la sua battaglia per la potestà genitoriale.