Ormai è difficile anche stare dietro a ciò che accade in zona stazione. Ieri c’è stato un altro accoltellamento, il quarto episodio in una settimana di sangue schizofrenica. E sempre ieri la Polfer ha fermato, dopo un inseguimento in cui i poliziotti sono stati costretti a sparare tre colpi in aria, anche il sospettato di un tentato omicidio, avvenuto nella notte tra sabato e domenica sempre in piazza XX Settembre. Dato ulteriormente saliente, questa persona, un tunisino di 27 anni, era stata arrestata dai carabinieri del Radiomobile il 23 settembre per aver accoltellato, a scopo di rapina, un uomo in Montagnola. Il 26 settembre, difeso dall’avvocato Alessandro Ariemme, era stato scarcerato per carenza di indizi, senza misure. Ma due giorni dopo è tornato in azione, sempre con il coltello in mano.
Andiamo per ordine, per cercare di ricostruire questo caos, che precede e segue un omicidio, quello del ventiseienne Mamadou Sangare, consumatosi ancora in quella stessa piazza. Partiamo dal ventisettenne tunisino fermato ieri dalla Polfer. Nella notte di domenica, un trentenne anche lui originario della Tunisia si è presentato negli uffici della polizia ferroviaria: aveva un taglio alla pancia, era pieno di sangue, ed è stato subito allertato il 118, che ha portato l’uomo al pronto soccorso. Tuttavia, una volta ‘ricucita’, la vittima, assieme a due amici, mentre era in attesa di fare una tac, si è allontanata dall’ospedale. Gli accertamenti erano comunque già partiti. E la squadra di polizia giudiziaria della Polfer, visionate le immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza della zona, ha individuato il possibile autore dell’aggressione nel ventisettenne tunisino. Il ragazzo, che era stato arrestato dai carabinieri il 23 settembre in Montagnola per aver ferito, assieme a un complice, con una coltellata alla gamba un trentacinquenne per tentare di rapinarlo, era finito alla Dozza. Neanche il tempo di abituarsi all’ambiente carcerario, che il giovane giovedì scorso è stato rimesso in libertà. Ed è tornato ‘a casa’. Ossia in quella piazza XX Settembre che è ormai il refugium peccatorum di Bologna.
Domenica notte ha aggredito il connazionale (e i motivi del tentato omicidio non sono ancora ben chiari). Non ha avuto neppure lo scrupolo di cambiare città o zona: ieri i poliziotti della Polfer, impegnati in attività in borghese tese proprio a individuarlo, lo hanno riconosciuto in mezzo a un gruppo di una decina di stranieri nei pressi dell’autostazione. Quando si sono avvicinati, è scoppiato il caos, con gli amici del ventisettenne che hanno subito tentato di star addosso ai poliziotti per far scappare il ricercato. A quel punto, uno degli agenti ha sparato due colpi in aria, così che il gruppo si è disperso: anche il ventisettenne, assieme a un altro, ha tentato la fuga verso via Barozzi. Di nuovo, per bloccarli è stato esploso un altro colpo in aria. E i due si sono fermati. Il ventisettenne è stato fermato per il tentato omicidio di domenica; con l’altro risponde per la resistenza di ieri. Chissà se stavolta resterà in carcere. Poche ore dopo, la polizia è dovuta tornare in via Gramsci. Sempre per un fatto di sangue.
Stavolta, a essere accoltellato, di fronte all’asilo, con i bambini presenti, è stato un gambiano 24enne, con precedenti per droga e reati contro il patrimonio. L’uomo, che era stato denunciato appena tre giorni fa dalla polizia locale per spaccio, è stato colpito con un fendente a una gamba da un’altra persona, che ancora non è stata individuata. E adesso la polizia indaga, per rintracciarla. Un quadro pesantissimo che descrive bene la zona dove solo martedì scorso un ragazzo è stato ucciso. L’omicida è stato arrestato dai carabinieri, la questione portata al tavolo per la sicurezza alla presenza del ministro Piantedosi. Ma il vento non sembra cambiare.