Bologna, 3 febbraio 2023 - Il reato ipotizzato nel fascicolo aperto in Procura è minaccia aggravata. La Digos è già al lavoro per individuare l’anonimo telefonista che, la mattina del 31 gennaio, ha chiamato il Carlino per annunciare un imminente attentato a Bologna, in relazione alla vicenda di Alfredo Cospito. E in Questura si susseguono videoconferenze con il ministero dell’Interno.
La divisione della polizia, guidata dal dirigente Antonio Marotta, ha già sentito l’addetto che ha preso la telefonata, arrivata alla portineria alle 8,05 del mattino e durata meno di un minuto. Una sola frase, pronunciata da una voce di giovane uomo, con leggero accento bolognese: "A Bologna ci sarà un grave attentato per i fatti relativi a Cospito". La Digos ha acquisito ieri mattina anche la lettera arrivata alla redazione del giornale, contenente minacce contro la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto. I poliziotti dovranno analizzare il foglio, per individuare eventuali impronte lasciate dall’autore della missiva, che in segreteria è stata aperta utilizzando i guanti, perché tanto leggera da risultare sospetta.
Due azioni figlie dello stesso clima di tensione, ma di matrice profondamente diversa. Se la telefonata è chiaramente inseribile in un contesto anarchico, legato alla lotta contro il 41 bis del leader della Fai (benché non sia escluso possa trattarsi dell’atto di un mitomane), la missiva, invece, è di tutt’altra natura. La firma è infatti "I sostenitori delusi". Si tratta di un testo scritto al computer, con il font tipico dei vecchi dattiloscritti, infarcito di errori, in cui l’attacco è alla politica del Governo nel contesto del conflitto in Ucraina.
"Noi l’abbiamo votata con convinzione – si legge – ma non per quello che sta facendo per l’Ucraina: di conseguenza le concediamo quaranta giorni di tempo per rivedere questo atteggiamento servile verso questo Stato; questo vale anche per il Gigante della Difesa (che fa affari)". Poi, la minaccia: "In caso di persistenza saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti. Non deve avere paura per la sua incolumità, la metteremo solo in condizione di non fare altri danni. In ogni caso la nostra ‘tecnologia’ ci permetterà di superare qualsiasi ostacolo: saranno inutili super scorte".
Ed è proprio quest’ultima frase che fa pensare che a scrivere la lettera sia stato qualcuno legato ai famigerati gruppi Telegram tanto attivi durante la pandemia, prima uniti contro il Green Pass, poi nel contestare il ruolo della Nato nel conflitto in Ucraina. Gruppi infarciti di complottisti, in cui spesso si faceva richiamo a fantomatiche tecnologie (in particolare droni) da utilizzare contro il nemico di turno. Ma non per questo meno pericolosi, visto il contesto di agitazione, tensione e scontro sociale che sembra aver catapultato di nuovo Bologna e il resto d’Italia a vent’anni fa.
Un clima pesante. In cui, ogni giorno, al di là delle minacce terroristiche, nell’agenda bolognese si contano un corteo o una manifestazione in solidarietà con Cospito o, come ieri in piazza dell’Unità, contro la società civile. Ieri pomeriggio infatti un’ottantina di persone, di cui qualche antagonista e molti anarchici, si è riunita in Bolognina dietro cartelloni con la scritta "Solidali con chi lotta, dentro e fuori la galera" e "Contro militari e polizia nei quartieri la solidarietà è la nostra arma", per poi partire in corteo per le vie del quartiere. Un’iniziativa tesa anche a contestare il dispiegamento di forze messo in campo dalla Prefettura per mettere un freno a spaccio e criminalità. Un maxi servizio interforze, pianificato assieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in questi giorni e anche ieri sera ha portato polizia, carabinieri, finanza e polizia locale a eseguire identificazioni a tappeto e a pattugliare la Bolognina.
Il presidio è stato partorito in seno all’assemblea tenutasi al circolo anarchico ’il Tribolo’ di via Donato Creti, mercoledì sera. In cui è stata decisa anche la manifestazione di oggi pomeriggio, alle 17,30, di fronte alla sede del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sui viali, per poi spostarsi in via del Pratello, di fronte al carcere minorile. "Comunque andrà a finire continueremo ad allargare la crepa del 41 bis aperta da Alfredo", scrivono sul blog del circolo, annunciando l’iniziativa. L’allerta è massima ed è stato predisposto un servizio d’ordine per arginare eventuali ‘intemperanze’. La tensione, in questi inizi di febbraio, sembra destinata solo a salire.