di Marco Beghelli
Dopo il concerto nel buio totale, il Bologna Festival propone questa sera una Light Sound Action (al Cinema Lumière, ore 19). Protagonista della ‘laser audiovisual performance’ è Alberto Novello, poliedrica figura di scienziato-artista, con una laurea in Fisica nucleare all’Università di Trieste, una cattedra di Musica elettronica al Conservatorio di Padova e una carriera da artista multimediale a livello internazionale. "Le tre identità – ci dice – si arricchiscono reciprocamente: uso le tecniche della scienza per l’arte, sperimento vie inedite con gli studenti e traggo dall’arte possibili visioni per nuovi approcci scientifici".
La parola d’ordine è dunque ‘novità’?
"In Italia abbiamo alle spalle un passato di tale valore che siamo ancora molto attratti dal lato ‘classico’ della musica; ma durante l’ultimo decennio è cresciuta negli stessi conservatori l’attenzione verso le nuove tecnologie, anche per raggiungere i giovani e guardare al futuro. La compenetrazione fra le discipline rimanda nondimeno al passato: all’artista scienziato del Rinascimento, che superava le barriere settoriali".
A tanta tecnologia, lei oppone poi orgogliosamente un approccio analogico.
"Sulla scia della cosiddetta Media Archeology, sono interessato a recuperare le potenzialità degli strumenti scartati troppo rapidamente dal boom del digitale, negli anni ’80. Preferisco usare invece sintetizzatori analogici e schermi a tubo catodico, carichi di una forte ‘personalità’ e grande fascino intrinseco: senza l’ausilio di computer, memorie, preset, ma tutto controllato manualmente, artigianalmente, in diretta".
Per produrre cosa?
"Forme di visual listening: gli stessi segnali che invio ai laser per produrre luci, giungono alle casse acustiche sotto forma di suoni correlati alle immagini proiettate. Vista e udito sono stimolati dallo stesso segnale. Il pubblico – mi piace dire – può così ascoltare l’immagine e guardare il suono. In questa società troppo distratta da stimoli visivi, uso l’immagine per ricondurre l’attenzione al sonoro, per indurre ad ascoltare più profondamente. I disegni che propongo sono progressivamente più complessi, così da condurre l’ascoltatore per mano in un viaggio intuitivo, con immediatezza, senza necessità di spiegazioni cerebrali".
La serata è completata da Otolab.
"Uno dei collettivi italiani più interessanti, anche se sempre un po’ underground: io sono un loro grande fan, ma acquisiranno forse una fama postuma, come avviene in questi casi! Le loro proposte sono molto originali: usano liquidi per rifrangere la luce laser, che viene poi sparata su pitture fosforescenti. L’effetto è da aurora boreale, con una componente sonora molto importante ma – diversamente da quanto faccio io – creata in forma indipendente dall’immagine. Sarà così l’occasione per assistere a due differenti modalità di visual music".