Stuprò collega al cimitero. Condannato a sei anni

L’uomo, 64 anni, nel 2021 aggredì per quattro volte la donna, 48 anni. Lavoravano per una coop di pulizie. Lei: "Ora spero che vada in carcere". .

Stuprò collega al cimitero. Condannato a sei anni

Stuprò collega al cimitero. Condannato a sei anni

Ha violentato ripetutamente una collega durante i turni di lavoro al cimitero. Per questo l’uomo, un 64enne incensurato, ieri è stato condannato a sei anni di carcere al termine del processo di primo grado.

I fatti, avvenuti in un comune della Bassa, risalgono al 2021 e l’imputato, che doveva rispondere di violenza sessuale per quattro episodi, è stato anche condannato a pagare due provvisionali: una di 18mila euro alla vittima, costituita parte civile tramite l’avvocato Stella Pancari, l’altra di cinquemila al Comune di riferimento, assistito dall’avvocato Marco Linguerri.

"Sono contenta che sia stato condannato – commenta la donna, 48 anni, attraverso il proprio legale –, ora spero che vada in galera".

Ma facciamo un passo indietro e torniamo a quei giorni del 2021. La 48enne e il 64enne lavorano per una cooperativa di pulizie al servizio del Comune e si trovano spesso insieme durante i turni al cimitero e in un magazzino sempre all’interno del camposanto. Fra il 20 ottobre e il 4 novembre, lui in quattro occasioni la aggredisce e la violenta: si tratta sia di stupri consumati sia di pesanti molestie. Per il codice, comunque, il reato è sempre quello di violenza sessuale.

In un’occasione lei lo registra con il telefonino e quella sarà una prova fondamentale per incastrarlo. Prima della denuncia vera e propria alla polizia locale, però, si rivolge alla cooperativa raccontando l’accaduto e chiedendo di cambiare turno per non incontrare più il bruto. I suoi superiori le cambiano turno, ma anche l’uomo di sua iniziativa si presenta agli stessi orari e continua a molestarla. Lei allora torna dai superiori e loro le dicono di sporgere denuncia. Lei quindi si rivolge alle forze dell’ordine, ma questo non ferma il 64enne, il quale continua a perseguitarla anche dopo la denuncia. Alla fine l’uomo viene licenziato, anche perché oltre a questa bruttissima storia c’erano a suo carico altre contestazioni per violazioni disciplinari stavolta non di natura sessuale.

Durante le indagini, coordinate dal pm Manuela Cavallo, la 48enne viene sentita più volte e racconta con lucidità tutti gli assalti. Oltre alle sue parole, come detto, c’è anche l’audio del telefonino. Alla fine l’uomo viene rinviato a giudizio e la vicenda approda in tribunale.

Ieri l’epilogo del processo. Prima della sentenza, l’imputato, difeso dall’avvocato Ines Loffredo, è stato sentito e ha respinto le accuse, negando che le violenze siano mai avvenute. Proprio per non vedere il suo aggressore, la vittima non era presente in aula. Il pm d’udienza, Andrea De Feis, aveva chiesto sette anni, ma i giudici l’hanno condannato a sei. Per la donna è la fine di un incubo.