Tornano le tende al civico 33 di via Zamboni. Gli attivisti di ‘Cambiare rotta’ e associazione Udu, dopo la mobilitazione dello scorso maggio, hanno deciso di replicare la protesta contro il caro affitti. La mobilitazione ha toccato, oltre Bologna, anche Lecce, Palermo, Torino, Perugia, Roma e Milano fino a raggiungere la cifra di 25 città da nord a sud. "Dall’ultima manifestazione – dice Alice, studentessa al primo anno di Geografia – ci sono state fatte tante promesse volte ad aumentare il numero di alloggi, ma con la ripartenza di settembre abbiamo visto che il problema rimaneva strutturale. Già dall’anno scorso compiliamo le liste per la casa e i numeri fanno capire quanto sia serio la questione dell’emergenza abitativa". Liste che, a oggi, sono arrivate a contenere più di 200 firme dei vari studenti universitari che non riescono a trovare un alloggio.
"Il Governo e le istituzioni – continua la giovane – adottano la tecnica di coprirsi gli occhi di fronte al fatto che il mercato privato non funziona. Lasciando tutto nelle mani dei privati si è creata una bolla speculativa e noi studenti a oggi ci troviamo costretti a pagare dai 500 ai 600 euro per una singola o addirittura una doppia. Sono prezzi esorbitanti che ledono il diritto allo studio". Quello che i manifestanti chiedono è un chiaro e deciso intervento del Governo al fine di trovare urgentemente fondi per intervenire su studentati pubblici, affitti, borse di studio e caro libri.
"Vogliamo un aumento – sottolinea la studentessa – e una programmazione migliore dei finanziamenti per la costruzione di studentati pubblici. Non solo, c’è anche una forte necessità di rimettere mano alle borse di studio e ai bandi in generale. Ci siamo resi conto che sono insufficienti e non garantiscono un diritto allo studio dignitoso". Su questo punto, gli studenti snocciolano i dati: le graduatorie per gli alloggi relative allo scorso anno accademico contano più di 27mila idonei a fronte di soli 3.638 posti disponibili. "Stiamo vedendo sorgere – conclude Alice – sempre più studentati privati. Negli stessi camplus, che sembrano più alla portata degli studenti, una doppia non si paga meno di 500 euro a testa. Sono stati dati un sacco di finanziamenti, spazi ed edifici ai privati andando poi a creare delle lacune strutturali per quanto riguarda il diritto all’abitare".
La mobilitazione degli universitari andrà avanti a oltranza, almeno fino a giovedì, giorno in cui verrà istituita un’assemblea pubblica in piazza Scaravilli per continuare a parlare dell’emergenza abitativa. "Siamo qui a protestare – dice Luca, studente universitario – perché le tante promesse che ci erano state fatte non sono state rispettate. I fondi continuano a essere investiti per la costruzione di studentati privati anziché pubblici. Chiediamo che venga reintrodotto l’equo canone che è l’unica misura che riesce a calmierare il mercato degli affitti che altrimenti si apre solo alla speculazione".
A fianco degli studenti erano presenti anche Cgil e Sunia (Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari). "Senza una casa con affitti sostenibili – le parole del segretario del Sunia di Bologna, Francesco Rienzi – è chiaro che viene meno il diritto allo studio. Noi chiediamo finanziamenti che il governo nazionale ha tolto sulle politiche abitative e un intervento per una legge sugli affitti brevi e turistici che erodono migliaia di appartamenti". Nelle scorse settimane, i risultati dell’indagine condotta da Cgil, Sunia e Udu hanno mostrato, numeri provvisori alla mano (i risultati completi verranno presentati a ottobre, ndr), quanto sia grave il problema dell’emergenza abitativa in città. Su 1.228 risposte al questionario, il 74% degli studenti dell’Alma Mater denuncia, come riferito da Carlo Nadotti di Udu, "un’elevata difficoltà nel trovare un alloggio". I problemi più ricorrenti sono "la carenza di camere, le condizioni poco dignitose degli appartamenti e i costi elevati, ma pesano anche le truffe e le discriminazioni razziali. E anche quando l’alloggio si trova, non sempre soddisfa le esigenze degli studenti, infatti il 34% vorrebbe cambiare alloggio".