Bologna, 8 luglio 2024 – La Corte d'Assise d'appello di Bologna conferma, dopo sei ore di camera di consiglio, la condanna all'ergastolo per l'ex primula nera di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna.
Bellini è accusato di aver partecipato all'attentato, che fece 85 morti e oltre 200 feriti, assieme agli ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini (tutti e tre già condannati in via definitiva come esecutori materiali), oltre all'altro ex Nar Gilberto Cavallini (condannato all'ergastolo in primo e secondo grado per concorso nella strage) e a Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti morti e non più imputabili, ma ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell'attentato.
Nel pomeriggio hanno voluto rendere dichiarazioni spontanee l’imputato Piergiorgio Segatel (l’ex capitano dei carabinieri condannato anche in appello a 6 anni per depistaggio) e lo stesso Bellini, con un intervento durato quasi 3 ore. “Se fossi stato implicato nella strage del 2 agosto avrei confessato. Ma col 2 agosto non c’entro”, aveva detto.
Con i due, si ricorda, era imputato anche l’ex amministratore del condominio di via Gradoli a Roma, Domenico Catracchia (4 anni per falso ai pm, confermati in appello).
"La sentenza della Corte d'Appello sulla strage di Bologna che conferma l'ergastolo a Paolo Bellini ribadisce un pezzo fondamentale della verità su quanto successo e, una volta di più la matrice neofascista della bomba alla stazione del 2 agosto 1980. Vengono, infatti, ribadite le condanne dei responsabili e l'intero impianto accusatorio", afferma Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, parte civile nel processo.
"Un ulteriore, importantissimo passo verso quella ricerca completa della verità su esecutori e mandanti, per cui l'Associazione dei familiari delle vittime si batte da più di 40 anni e che vedrà la Regione Emilia-Romagna sempre al loro fianco, dalla parte giusta di questa drammatica vicenda", aggiunge.
"Bologna è felice, ha trovato la sentenza a misura. Che altro posso dire? Non mi so spiegare le motivazioni di una pronuncia che arriva dopo sei ore di camera di consiglio ma certo ricorreremo in Cassazione. Bellini alla pronuncia era già via, ancora non lo abbiamo sentito", dichiara il difensore di Paolo Bellini, l'avvocato Antonio Capitella.
“Una sentenza importantissima che ci avvicina ancora di più alla verità di quello che è realmente accaduto il 2 agosto 1980. Una strage che aspetta dopo quarantaquattro anni giustizia. Condividiamo con i familiari delle vittime e con tutta la città di Bologna la soddisfazione di questa conferma in appello. Un grazie a chi ha con tenacia cercato e perseguito questo esito, dai familiari delle vittime, alla procura, agli avvocati di parte civile, che hanno lavorato in questi anni per offrire un quadro probatorio solido, che oggi trova un pieno riconoscimento dalla Corte d’Appello di Bologna”, è il commento del sindaco di Bologna, Matteo Lepore.
Al momento della lettura del verdetto, Bellini non era presente in aula. Tanti i familiari delle vittime della strage alla stazione, invece, presenti nell'aula Bachelet.
Le motivazioni saranno depositate nel giro di 90 giorni, prorogabili fino a 180 giorni. Sarà interessante leggerle, per sapere quanto la visione dei giudici d'Appello sia vicina a quella dei giudici di primo grado, che spiegarono la scelta dell'ergastolo di Bellini partendo dalla "prova granitica" della presenza in stazione dell'ex Avanguardia nazionale, grazie al video amatoriale (il filmato Poltzer) che ritrae un uomo con le sue fattezze e che per l'ex moglie di Bellini, che cambiando la sua versione ha demolito l'alibi dell'allora consorte, è senz'altro "Paolo".
Maurizia Bonini, cambiando la sua versione dopo quarant'anni e affermando che la mattina del 2 agosto Bellini arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l'ora di pranzo, è stata l' "arma" più convincente contro l'ex consorte.
"Non è finita, sappiamo benissimo che ci sarà il ricorso alla Cassazione - dice Anna Pizzirani, vicepresidente dell'associazione delle vittime del 2 agosto 1980 -, ma questo è un tassello importante per noi familiari delle vittime. Perché è la parola agli 85 che non possono parlare, questi sono i fatti, sappiamo chi sono stati i mandanti, sappiamo chi è stato. Cercheremo di non fermarci qui".
"Il lavoro fatto dagli avvocati e dall'associazione è stato premiato con risultati notevoli in primo e secondo grado. Questo è un fatto estremamente positivo per arrivare alla piena verità sulla strage di Bologna e sulle altre stragi, è un giorno storico", è il commento di Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto 1980, che "per scaramanzia" non era presente al momento della lettura della sentenza di appello che ha confermato l'ergastolo per Paolo Bellini.
"Siamo molto soddisfatti - aggiunge Bolognesi - siamo preparati anche per la Cassazione".
Oltre alla conferma della condanna all'ergastolo per Paolo Bellini, la Corte di Assise di Appello ha ribadito la colpevolezza anche degli altri due imputati. Si tratta dell'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio, e condannato nuovamente a sei anni e di Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli, a Roma, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini, condannato a quattro anni.
La Corte d'Assise d'Appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha confermato l'ergastolo per Paolo Bellini. La sentenza è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio. Bellini era accusato in concorso con gli ex Nar già condannati, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. E con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti morti e non più imputabili, ma ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell'attentato.
In attesa della sentenza, qualche giorno fa il rappresentante dei famigliari delle vittime Paolo Bolognesi esprimeva "buone speranze" per l'appello di Bellini, aggiungendo questa dichiarazione: "Sul 2 agosto si sta dipandando la matassa dei depistaggi, di chi li ha voluti e di chi ha aiutato i terroristi. In questo momento noi possiamo dire con certezza che la strage è stata voluta e finanziata dai vertici della loggia massonica P2, protetta, aiutata e coperta dai vertici dei nostri servizi segreti ed eseguita da terroristi fascisti. Ci abbiamo messo quarant'anni ad arrivare alla verità? Sì, ma avevamo nemici estremamente forti e i documenti erano difficili da reperire. Quando abbiamo potuto trovare questi documenti lo abbiamo fatto".
Così, Bellini chiude con una richiesta: risentire Bonini come testimone (la difesa a inizio processo aveva chiesto di citarla per un confronto con l’imputato, ma l’istanza era stata respinta). E un appello: “Che la Corte resetti tutto quello che ha letto, visto e udito su di me e decida secondo atti e fatti, senza pregiudizi”.
Bellini torna sul tema della ex moglie Maurizia Bonini, che in primo grado si rivelò teste chiave dell’accusa riconoscendolo nel filmato “Polzer” che ritrae un uomo somigliante a Bellini in stazione poco dopo lo scoppio e smentendo dopo 40 anni l’alibi dell’uomo, che non sarebbe andato a prendere lei e i bambini in Riviera alle nove del mattino per andare insieme al Tonale, bensì molto più tardi, oltre l’ora di pranzo. Orario compatibile con una sua presenza in stazione a Bologna per le 10,25 dunque.
“Ma i miei diritti di imputato sono disintegrati - tuona Bellini - perché non si è indagato abbastanza su certe affermazioni della Bonini. Che mente, anzi depista. È una Crudelia DeMon che fa aspettare i bambini per ore e ore fuori dall’hotel in mia attesa, con il caldo d’agosto, senza telefonarmi. Che dopo averle conservate per 39 anni strappa le foto di me al Tonale quell’anno appena scopre dell’indagine. Se avessi voluto un alibi precostituito, avrei inventato che mi si era rotta la macchina, avrei avvertito l’hotel del ritardo e mi sarei presentato coperto di grasso. La storia che lei racconta ora non regge. Perché poi avrei messo la bomba? Per soldi? Io rubavo e facevo anche 20 milioni di lire in una notte, con l’identità di Roberto Da Silva non ero latitante, vivevo benissimo e andavo dove volevo”.
L’imputato ha poi ribadito il rapporto con l’allora procuratore di Bologna Ugo Sisti, con cui si incontrò il 3 agosto 1980 nel ristorante a Reggio Emilia della famiglia Bellini, “ma non parlammo della bomba in stazione perché lui sapeva benissimo che il 2 agosto ero andato al Tonale con la famiglia e non ero implicato” e rimarca: “Quel giorno a Bologna c’erano Kram, degli esperti esplosivisti, il Mossad. Sisti lo sapeva, e sapeva anche che c’era un allarme per un attacco al carcere in cui era detenuto Abu Saleh”, il rappresentante del Fplp. “Con questo non dico siamo stati i palestinesi a fare ‘il boom’ di Bologna, però…”.
E' durato quasi tre ore l’intervento di Bellini. Che una volta in più proclama la propria innocenza per l’attentato in stazione. “Se fossi stato implicato nella strage del 2 agosto avrei confessato. Non mi sarebbe cambiato nulla, perché ero già stato marchiato a fuoco da articoli e indagini che mi riguardavano. Inoltre, confessai altri reati terribili, di cui nessuno sapeva, come l’omicidio di Alceste Campanile. Volevo liberarmi la coscienza. Ma col 2 agosto non c’entro”.
“Sono stato catapultato in una vicenda inimmaginabile - così Segatel - a tanti anni dalla pensione. Ma io ho sempre rispettato le leggi e i valori dell’Arma, confido che questa Corte lo riconosca”.