FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Strage 2 agosto Bologna, la difesa Bellini: "Volete condannarlo, ma fate un grave errore. Lui non era in stazione"

L’accorata arringa dell’avvocato dell’ex primula nera, Capitella. "Questa è una nuova Norimberga nostrana, ma lui è innocente"

Paolo Bellini, in primo piano, con il suo avvocato Antonio Capitella

Paolo Bellini, in primo piano, con il suo avvocato Antonio Capitella

Bologna, 20 giugno 2024 – "Mi sono convinto che il pronostico di questo processo non sia fausto. Tutte le nostre istanze di rinnovazione dibattimentale sono state rigettate dalla Corte, il che mi fa pensare che sia propensa a rigettare pure il nostro appello, confermando la sentenza di primo grado. Perciò, il nostro compito è molto difficile. Ma vi dico: condannando Paolo Bellini per la strage del 2 agosto 1980 commettereste un grave errore giudiziario. E ne dovrete rispondere alle vostre coscienze e a Dio". Non le manda a dire l’avvocato Antonio Capitella in apertura della propria arringa, rivolto al presidente della Corte d’assise d’appello Alberto Pederiali. Capitella, col collega Manfredo Fiormonti, difende l’ex ’primula nera’ di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, che in primo grado è stato condannato all’ergastolo come quinto esecutore materiale della strage in stazione.

"Questa è una sorta di Norimberga nostrana e tardiva – prosegue l’avvocato –, una sintesi generale di decine di sentenze minori che avete messo insieme. Ci avete seppelliti di prove precostituite, ripescate da vecchi archivi e da sentenze basate su quelle stesse prove".

I difensori di Bellini vendono cara la pelle. L’avvocato Capitella parte dall’imputazione e dal ruolo che in essa hanno i mandanti, tutti defunti, in primis Licio Gelli per l’accusa finanziatore della bomba in stazione, e prosegue con un affresco del periodo delle stragi politiche, di cui quella in stazione sarebbe "il culmine".

Ridimensiona poi i rapporti di Bellini con Avanguardia Nazionale e punta a smontare la ricostruzione accusatoria dei movimenti di Bellini la mattina del 2 agosto 1980 – lui raccontò di avere raggiunto al mare in tarda mattinata l’allora moglie Maurizia Bonini e i figli per poi andare in vacanza insieme in montagna, ma la donna, che per 40 anni ha confermato l’alibi, lo ha smontato in primo grado, dicendo che l’ex marito li raggiunse più tardi, in orario compatibile con una precedente ’tappa’ a Bologna –; e si sofferma sugli accertamenti tecnici svolti o negati dalla Corte, criticando soprattutto la decisione di non disporre una perizia antropometrica sul famoso ’video Polzer’ che ritrae un uomo identificato dall’accusa in Bellini sul luogo della strage, quella tragica mattina.

Non solo: riguardo al famoso video girato dal turista tedesco, Capitella ha stigmatizzato il ‘no’ dei giudici alla richiesta di acquisire la copia analogica del filmato per accertare l’orario segnato dall’orologio da polso di una donna che, in alcuni fotogrammi, compare proprio dietro l’anonimo ritenuto Bellini. Secondo la difesa dell’imputato, l’orario in questione sarebbe le 12.15 o le 13.15, incompatibile con la presenza dell’uomo in stazione, mentre la Corte, alla luce di quelle che sono state definite le "chiare e inequivocabili conclusioni" di una perizia sul video, aveva stabilito che il frame fosse collocabile a prima delle 11.05, bollando l’accertamento richiesto da Capitella e Fiormonti come "inutile e irrilevante".

Sul punto, Capitella ha affondato di nuovo: "State costruendo una sentenza che non applica correttamente il principio di condanna solo se l’imputato risulta colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio: la nostra ricostruzione è plausibile e andava accertata, ma non è stato fatto. Perciò lo chiederemo alla Cassazione".

Alla prossima udienza, a luglio, terminerà la discussione della difesa con l’avvocato Fiormonti; l’imputato ha annunciato nuove dichiarazioni spontanee.