ROSALBA CARBUTTI
Cronaca

Strage di Ustica, 44 anni dopo. Mattarella: "Gli alleati collaborino". Lepore e Bonfietti, pressing su Roma

La presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime: "Governo inadempiente". Palazzo Chigi respinge l’accusa. Il sindaco: "Quel dolore nelle vene anche di chi è nato dopo il 1980. Importanti le parole del capo dello Stato".

Strage di Ustica, 44 anni dopo. Mattarella: "Gli alleati collaborino". Lepore e Bonfietti, pressing su Roma

Strage di Ustica, 44 anni dopo. Mattarella: "Gli alleati collaborino". Lepore e Bonfietti, pressing su Roma

Manca ancora un pezzo alla verità su Ustica. Nonostante siano passati 44 anni dalla strage che provocò la morte di 81 passeggeri del Dc-9 Itavia da Bologna a Palermo il 27 giugno 1980, ci sono ancora ostacoli, depistaggi, tentativi di riscrivere la storia. Si tratta di 44 anni di dolore. Un dolore che si riflette negli occhi di chi guida, strenuamente, l’Associazione dei famigliari delle vittime, Daria Bonfietti. E, poco più in là, nelle "lacrime di sangue" come le definisce Pasquale Diodato, 86 anni, che in quella terribile notte perse la moglie, tre figli e la cognata. Un dolore, quello di Ustica, "che è nelle nostre vene, anche se siamo nati dopo il 1980", dice il sindaco Matteo Lepore, mentre la regione Emilia-Romagna con la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti, ricorda che "qui troveranno sempre un muro tutti i tentativi di depistaggio e di inquinamento della verità". Nelle celebrazioni a Palazzo d’Accursio nell’Aula del consiglio comunale, si parte dalla parole – chiare – del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Parole "non formali, o di circostanza", sottolinea il sindaco, mentre Bonfietti legge la nota del capo dello Stato (tra commozione e applausi) in cui ricorda che "la verità che ancora manca contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica", avvertendo che "la Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne". Frasi che, sebbene non citino espressamente la Francia, fanno breccia nelle istituzioni bolognesi, dopo le rivelazioni dell’anno scorso dell’ex premier Giuliano Amato che parlò di un missile francese che voleva colpire l’aereo del leader libico Gheddafi.

"Non sono mica nemici la Francia, l’America, l’Inghilterra, il Belgio, che quella notte erano in cielo. Cosa ci facevano? Non riusciamo a farcelo dire? Non ci riesce la magistratura? Bene: che ci riesca la politica, il governo", è l’appello di Bonfietti. Per Lepore "la richiesta di collaborazione da parte di tutti gli Stati alleati nella parole di Mattarella è importante per riaffermare il ruolo delle nostre istituzioni repubblicane". La presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime tira in ballo il governo Meloni "inadempiente a partire dalla desecretazione degli atti della direttiva di Renzi". Accusa respinta, poi, in serata da Palazzo Chigi.

Bonfietti, nel ricostruire la notte del 27 giugno di 44 anni fa, quando "venne abbattuto un aereo nei cieli da un missile violando confini e dignità del nostro Paese", rimarca che "fu un atto di guerra, come confermato dalle sentenze". Da qui, si dice preoccupata che "oltre all’ex ministro Carlo Giovanardi e ai generali in pensione al ’partito della bomba’ s’iscriva anche la destra parlamentare". Una tesi – quella dell’ordigno a bordo – che viene ribadita da Giovanardi e dal capogruppo di FI Maurizio Gasparri, e che Lepore definisce "infondata".

"Si deve grattare attorno al muro di gomma", dice il sindaco, ricordando l’importanza della nuova Fondazione Museo per la memoria di Ustica per affrontare "il silenzio di una tragedia che non è solo bolognese, ma è nazionale e internazionale". In Consiglio anche i parlamentari dem Andrea De Maria e Walter Verini che chiedono al ministro degli Esteri Tajani di riferire in Aula. Richiesta arrivata dopo il programma su Ustica di Rai 3, in cui un ex addetto militare dell’ambasciata francese a Roma riferisce di aver mentito sui radar spenti della base aerea di Solenzara in Corsica.