di Rosalba Carbutti
Ancora non si sa chi rappresenterà il governo nel giorno della commemorazione del 2 agosto. Di certo, si tenterà di puntare su una figura istituzionale, per evitare fischi e proteste. L’anno scorso per il governo Draghi venne il ministro Patrizio Bianchi, nel 2021 fu la ministra Marta Cartabia ad abbracciare la città. Oggi l’attenzione è tanta, considerando che si tratta del primo anniversario della strage della stazione di Bologna che fece 85 morti e 200 feriti che ricorre dall’insediamento dell’esecutivo di Giorgia Meloni. E già sono iniziate le polemiche. A innescarle, una nuova proposta di commissione d’inchiesta.
Una proposta sulla quale alzano gli scudi sia i famigliari delle vittime, sia i dem, come già successo a gennaio a seguito dell’iniziativa di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, per un’altra commissione parlamentare di inchiesta sulla violenza politica tra il 1970 e il 1989. Iniziativa che portò Pd, associazione dei famigliari delle vittime e altri a organizzare una conferenza stampa per opporsi alla proposta del meloniano. Questa volta a firmare alla Camera per una "commissione parlamentare di inchiesta sulle connessioni del terrorismo interno e internazionale con gli attentati, le stragi e i tentativi di destabilizzazione delle istituzioni democratiche avvenuti in Italia dal 1953 al 1992 e sulle attività svolte dai servizi segreti nazionali e stranieri, anche relativamente alla scomparsa di Graziella De Palo e Italo Toni e all’attentato del 1982 alla Sinagoga di Roma", è una pattuglia di deputati di maggioranza, primo firmatario Alfredo Antoniozzi (Fd’I). Con lui sottoscrivono Romano Sasso (Lega) , Alessandro Amorese (Fd’I), Rita Dalla Chiesa (Fi), Tommaso Foti (Fd’I) e Federico Mollicone (Fd’I).
L’iter istruttorio alla Camera deve ancora cominciare, ma per Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Bologna, si tratta "dell’ennesimo tentativo di riscrivere la storia del terrorismo in Italia" andando oltre le risultanze processuali, specie quelle sul 2 agosto, arricchite dai recenti processi Bellini e Cavallini. Per Bolognesi si tratta di "un’iniziativa stupida, volta a creare confusione. Un palese indirizzo di depistaggio per intorbidire le acque". E avverte: "Sento aria di tentativo di ritirare fuori la pista palestinese", da anni sostenuta dagli ambienti di centrodestra come spiegazione della strage del 2 agosto, ma su cui più volte i magistrati hanno chiuso il caso dicendo che non regge. "La pista palestinese non esiste", ribadisce il numero uno dell’Associazione dei parenti delle vittime che, comunque, si aspetta che "qualche rappresentante del governo verrà a Bologna, come è sempre successo anche con precedenti esecutivi di centrodestra, in segno di vicinanza alle vittime della strage". Insomma, "qui non è questione di destra o sinistra", spiega Bolognesi, "ma se chi verrà parlerà di pista palestinese è chiaro che si prenderà il suo avere". Tradotto: fischi e proteste.
D’accordo con le rimostranze di Bolognesi, sono i dem Andrea De Maria e Sandro Ruotolo, che si oppongono all’iniziativa parlamentare della destra: "È inaccettabile che venga proposta l’istituzione di una commissione parlamentare che vuole riscrivere la storia. Proprio mentre le nuove verità giudiziarie, come nel caso delle motivazioni della sentenza del processo ‘ai mandanti’ della strage del 2 agosto, ci dicono dell’intreccio fra eversione nera, loggia P2, settori deviati dello Stato". Per Angelo Bonelli dell’Alleanza Verdi e Sinistra "è inaccettabile che chi, essendo numericamente forte in Parlamento, pensa di poter fare tutto ciò che può servire per fare del revisionismo storico", mentre la consigliera regionale di Europa Verde, Silvia Zamboni, sottolinea "l’ennesimo tentativo della destra di cancellare l’esito processuale che ha collegato la strage alla stazione di Bologna all’eversione terroristica nera e alla P2 di Licio Gelli".
Da Bologna, interviene (per la giunta di Matteo Lepore) l’assessore Massimo Bugani: "Queste commissioni d’inchiesta sono usate come clava per riscrivere la storia. Proprio quando si stanno fornendo prove definitive e ascrivendo responsabilità nelle aule dei tribunali. Negli ultimi anni grazie anche alla desecretazione di alcuni fascicoli e e alla digitalizzazione di molti documenti si sta arrivando più vicini alla verità. Evidentemente queste verità sono scomode per qualcuno e si cerca ancora una volta di rimettere in discussione quelle già acquisite".