ENRICO BARBETTI
Cronaca

Strage di Crevalcore: a 20 anni dal disastro la memoria è divisa

Scontro tra treni: oggi la cerimonia in ricordo delle 17 vittime. Ma i sindacati protestano per l’assoluzione dei vertici delle ferrovie

Sono 17 le vittime, tra cui 5 ferrovieri, e decine i feriti del disastro di Crevalcore

Sono 17 le vittime, tra cui 5 ferrovieri, e decine i feriti del disastro di Crevalcore

Crevalcore (Bologna), 7 gennaio 2025 – Un vagone ferroviario sventrato, impennato come un traliccio in un mare di nebbia nel silenzio della Bassa. Fu quello che trovarono i primi soccorritori sulla linea Bologna-Verona, vicino alla stazione di Bolognina, il 7 gennaio del 2005. Nelle ore successive, 17 corpi senza vita vennero allineati a pochi metri da quel groviglio di rottami, mentre altre 80 persone se la sarebbero cavata con pochi giorni di prognosi: sopravvissuti, fortunati, miracolati, scampati a una strage. Dopo vent’anni, in questa stagione la nebbia avvolge ancora la stazioncina di campagna, divenuta nel frattempo un accessorio turistico della Ciclovia del Sole, mentre la linea ferroviaria è stata raddoppiata e dotata dei più moderni sistemi di sicurezza. Perché, anche se l’unica colpa che la giustizia riuscì a indicare fu quella dei ferrovieri morti nello schianto, fu ben chiaro a tutti che il rischio di simili tragedie, nelle condizioni in cui si viaggiava, era sempre incombente, benché celato dalla confortevole definizione di errore umano.

Il nuovo memoriale di Crevalcore
A destra il nuovo memoriale di Crevalcore

Oggi si commemora il ventennale di una strage accidentale, che però non contempla ancora un dolore condiviso. Alle 12.53 di quel 7 gennaio si scontrarono il treno interregionale 2255 proveniente da Verona e il merci 59308 partito da Roma, che trasportava putrelle d’acciaio, trasformate dalla velocità in micidiali missili. Nella ricorrenza verrà inaugurato un nuovo memoriale, realizzato con il rottame del respingente di uno dei due convogli, riemerso dal terreno un decennio dopo il disastro durante la realizzazione della pista ciclabile sulla vecchia linea. Alle 10 il cardinale Matteo Zuppi celebrerà la messa nella chiesa di San Silvestro a Crevalcore, quindi al Parco 7 Gennaio 2005 verranno deposti i fiori al cippo dedicato alle vittime, infine sarà scoperto e benedetto il nuovo monumento. “Con questo Memoriale, il Comune di Crevalcore – dichiara il sindaco Marco Martelli – intende continuare a onorare gli impegni che furono presi subito dopo il disastro, affinché quelle parole non fossero solo di circostanza e di condoglianza. Furono infatti, dopo l’incidente, ripresi e completati, nel giro di qualche anno, i lavori di raddoppio della linea Bologna-Verona, furono modificati i regolamenti ferroviari e furono migliorati notevolmente i sistemi di sicurezza, proprio per far sì che quello che era accaduto quella mattina non potesse più ripetersi. L’apertura della Ciclovia del sole, realizzata proprio sul vecchio tracciato del binario, con il suo intenso passaggio di cicloturisti da ogni parte del paese e anche oltre, ha permesso di fare tesoro della tragedia, conservandone attentamente il ricordo”.

Qualcuno a questa cerimonia mancherà, per prendere invece parte a una manifestazione dissidente, ovvero il presidio indetto per le 14 al Parco 7 Gennaio da una serie di sigle che hanno sempre contestato l’assoluzione dei vertici delle ferrovie. Ci saranno tra gli altri i Familiari della strage ferroviaria di Viareggio, i sindacati di base Cub, Sgb, Cobas, attivisti da diverse regioni. La mobilitazione si propone di “esprimere la solidarietà ai familiari e ai ferrovieri; perché fu una strage annunciata, dove tutte le condizioni (linea a binario unico, nebbia fitta, un solo macchinista alla guida, nessun sistema di controllo e ridondanza...) erano poste per non evitarla; per ricordare e riflettere sulla barbara sentenza che ha inchiodato per sempre Vincenzo Di Biase, il macchinista morto, e per il continuo riprodursi di simili sentenze che assolvono i responsabili e con la vergognosa formula dell’’errore umano’ condannano i lavoratori”.