Bologna, 17 luglio 2022 - "In merito all’affidamento degli incarichi dello staff, il trattamento riservato al personale dell’ufficio stampa risulta sproporzionato rispetto agli altri dipendenti comunali della stessa categoria", e in merito al cumulo di funzioni gestionali "Valerio Montalto non poteva essere sia Dg sia Capo di Gabinetto, in quanto doveva essere mantenuta separazione tra politica e dirigenza". E inoltre, nell’esercizio 2020, "il Comune mostra una scarsa percentuale di riscossione delle entrate proprie, sia in conto competenza che in conto residui", e per questo motivo la Corte dei Conti "richiede all’organo di revisione di inviare, entro 60 giorni dalla comunicazione della deliberazione, una relazione sull’andamento delle riscossioni durante l’esercizio 2021". Sono i principali rilievi che la Corte dei Conti, con la sua sezione regionale, ha deliberato in data 29 giugno analizzando il rendiconto 2020 e il preventivo 20212023 del Comune di Bologna.
Una tiratina d’orecchie sul pregresso, per la quasi totalità si tratta di fatti già sanati e riferiti allo scorso mandato. In particolare, fecero scalpore i lauti compensi destinati dal sindaco Virginio Merola, nel luglio 2016, al corposo staff dell comunicazione. Soprattutto fecero parlare i 154mila euro lordi destinati all’ex portavoce Armando Nanni, circa un anno fa poi liquidato prima che finisse il mandato. Anche sull’attuale direttore generale Valerio Montalto la situazione è stata sanata dal sindaco Matteo Lepore, che ha conferito l’incarico di Capo di gabinetto a Matilde Madrid, lasciando a Montalto il ruolo di Dg. La Corte – l’amministrazione ha già prodotto diversi chiarimenti – in ogni caso tiene il punto anche per il futuro, e conclude raccomandando al Comune "l’osservanza dei principi in tema di armonizzazione contabile che, funzionali al rispetto dell’equilibrio di bilancio, possono essere vulnerati", e inoltre invita "l’organo di revisione, in relazione alle criticità riscontrate, a una puntuale e attenta vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria e patrimoniale della gestione dell’ente per il rispetto degli equilibri di bilancio".
All’attacco le opposizioni a Palazzo d’Accursio. "La Corte evidenzia temi rilevanti anche nell’attuale mandato, in particolare sull’abitudine di distribuire incarichi a pioggia, che Lepore ha ereditato dalla precedente giunta e su cui chiediamo si adegui agli indirizzi della Corte – incalza Manuela Zuntini, consigliera comunale di Fratelli d’Italia –. Oppure Lepore paghi di tasca propria tutti i suoi consulenti. Sullo stipendio da nababbo del portavoce di Merola, la Corte dà ragione alle critiche sollevate a suo tempo dal consigliere Lisei. Emergono poi irregolarità sul doppio incarico del Direttore generale, su cui non ci risulta che il Comune sia intervenuto sullo Statuto come invece si era impegnato a fare. Se, poi, l’amministrazione non è in grado di riscuotere le proprie entrate, evidentemente dovrebbe andare più incontro ai cittadini che vorrebbero pagare, magari a rate, ed evitare di metterci anni per recuperare altre somme dovute, ad esempio, da chi vive nelle aree sosta nomadi". Netta anche Francesca Scarano. "E’ una vera e propria bocciatura: si ribadisce che l’amministrazione non è trasparente nei confronti dei cittadini sull’impiego del denaro pubblico e sulla gestione delle proprie partecipate – sottolinea la capogruppo della Lega –. Inoltre si richiama ancora una volta l’esecutivo alle proprie responsabilità di fronte a scelte compiute nell’indebita e illegittima corresponsione cumulativa al portavoce di Merola. A breve chiederò la convocazione di una udienza conoscitiva sul tema, proprio per far capire ai bolognesi che deve esserci trasparenza nell’azione di questa amministrazione sempre pronta a sanzionare i cittadini, ma che spesso – conclude Scarano – dimentica che in termini di correttezza, rispetto di regole ed etica il comune di Bologna non costituisce un esempio".