Matteo Zuppi*
Cronaca

Stiamo vicini ai più deboli e a chi li aiuta

Matteo

Zuppi*

Tutti possiamo farlo, anche con poco. L’isolamento porta delle conseguenze in ognuno di noi, maggiormente in chi è fragile. Penso alle persone anziane ospitate in strutture che sono costrette a isolarli per proteggerli e che debbono garantire loro quella vicinanza di affetti che non può raggiungerli fisicamente e che sappiamo quanto è indispensabile. Penso agli educatori e quanti aiutano persone con varie fragilità o dipendenze, malati psichiatrici e disabilità per le quali stare a casa pone grossi problemi di relazione. Penso ai volontari che non si stancano di aiutare quanti non hanno casa perché senza dimora. Penso a tutto il personale, tutto, che negli ospedali e nei vari luoghi di cura si sta prodigando per affrontare la piena di malati, alzando argini che possano contenerla, spesso dovendo lottare contro il tempo o dovendo programmare risposte a un’emergenza impensabile. Desidero manifestarvi tutta l’ammirazione e l’incoraggiamento perché se questa è una guerra che coinvolge tutti certamente voi siete in prima linea per affrontare le conseguenze. "Sono giorni d’incertezza e timore dell’ignoto. Gli spigoli dell’angoscia vengono ammorbiditi da un forte senso di comunità", ha scritto Chiara Gibertoni ieri su questo giornale. Quanti spigoli di angoscia in chi deve curare e in chi è curato, in quanti non possono stare vicino come desiderato e in quanti debbono dare le indispensabili carezze di protezione ai "nostri" cari. Perché sono tutti "nostri". Del senso di comunità, della difesa della vita e del prossimo ne abbiamo sempre bisogno tutti e lo capiamo in questa situazione, che ci aiuta a tirare fuori il meglio di ognuno di noi e accorciare tante distanze e contrapposizioni. Sappiate che vi siamo vicino e che il sostegno, la simpatia e, per noi credenti, la preghiera, vi accompagna. Credo però tutti vi diciamo volentieri: Dio vi benedica.

*Cardinale di Bologna