CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Stefano Massini in scena per Ustica: "Il teatro è un’agorà fatta per capire"

Stasera al parco della Zucca: "Bisogna spiegare il contesto di quei fatti. Era un tempo ’provvisorio’" .

Stefano Massini in scena per Ustica: "Il teatro è un’agorà fatta per capire"

Stefano Massini in scena per Ustica: "Il teatro è un’agorà fatta per capire"

La maledetta notte del 27 giugno 1980, in cui il Dc9 Itavia cadde nelle acque del Tirreno con 81 passeggeri a bordo, lui aveva cinque anni. Ma, racconta Stefano Massini, "fu al liceo che comincia a interessarmi alle questioni politiche e civili del nostro Paese e alle pagine agghiaccianti di quel periodo che rischiavano di essere ignorate. E fu lì che capii che tutti i fatti di quel tempo andavano collegati".

Si intitola ‘Stefano Massini per Ustica’ il monologo che il drammaturgo porta stasera alle 21,15 (ingresso gratuito) al parco della Zucca (il museo resterà aperto fino alle 23) nell’ambito della rassegna ‘Attorno al museo’ ideata e promossa dall’associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. Un monologo originale che non avrà altre repliche e che restituirà una fotografia della tormentata storia dell’Italia degli anni Ottanta. Massini, che questa estate tiene con Corrado Formigli alcune serate in giro per l’Italia incentrate sull’emergenza climatica aspettando l’atteso debutto autunnale al Piccolo di Milano di ‘Mein Kampf’, chiarisce subito che non svelerà nulla di nuovo. Dice: "Credo che le persone che siedono davanti al Museo della Memoria conoscano i fatti. Non mi interessa fare informazione sull’informazione, ma chiarire cosa c’è stato attorno a quei fatti e in quale contesto sono avvenuti". Dunque, un narratore solo sul palco per non dimenticare, fare memoria e riflettere.

Come si svolgerà la serata?

"Penso a un’operazione simile a quella che realizzai sei anni fa su Raiuno per documentare il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Come ho detto, bisogna spiegare quello che c’è attorno alle cose. La tragedia di Ustica avviene due anni dopo l’omicidio di Aldo Moro in un periodo estremamente critico della vita italiana. Non dimentichiamo che prima ancora è stato ucciso Pasolini e che nello stesso mese viene arrestato Michele Sindona. Quello che voglio fare è aprire lo sguardo, creare un link".

Il 1980 è un anno di tragedie, da Ustica alla strage della stazione fino all’omicidio Tobagi, solo per citarne alcune. Che idea si è fatto di quel periodo?

"Ho pensato alla morte di Lennon avvenuta proprio nell’80 e a un pezzo cantato da Yoko Ono, ‘Season of glass’. Ecco, era un tempo in cui davvero si camminava su un ghiaccio sottile e si coglieva un senso di provvisorietà. Era un tempo in cui si poteva morire inconsapevolmente durante una guerriglia aerea. Oggi, invece, i social proclamano di spazzare via ombre e oscurità. Siamo ossessionati dalla verità in un periodo in cui invece ci ritroviamo sprofondati nelle fake e dobbiamo scegliere fra verità e verosimile".

Il suo è un teatro di narrazione e di impegno civile?

"Aristofane ne fa il luogo di denuncia del potere e della politica corrotta. E nel ‘900 le cose non sono cambiate. Quando Dario Fo venne a vedere il mio primo spettacolo parlò di un teatro con ’i piedi nella realtà’. Resta un’agorà, una messa laica per capire il proprio tempo".