STEFANO MANCINELLI, capitano della Fortitudo
Cronaca

Stefano Mancinelli: "Questa città mi ha fatto sentire a casa"

Il capitano della Fortitudo ospite di oggi della nostra newsletter: "Potevo rimanere soltanto in un posto così"

Stefano Mancinelli, capitano della Fortitudo

Stefano Mancinelli, capitano della Fortitudo

Bologna, 11 febbraio 2021 - Quando in autostrada vedo la basilica della Madonna di San Luca mi sento a casa. Non mi accade solo oggi che sono sposato e vivo a Bologna, ma mi succedeva anche da ‘cinno’, sul pullmino delle squadre giovanili della Fortitudo. Conoscevo questa città prima di venirci a giocare, mio fratello ha frequentato qui l’università e quando tornava a casa mi raccontava sempre di una realtà molto bella, dove vivevano tante persone che provenivano da altri regioni. Alcune sono tornate e altre sono rimaste.

Io mi sono fermato e anche se sono molto legato alla mia terra, l’Abruzzo, faccio fatica a dire se la mia prima casa sia a Chieti o sia a Bologna. Sono due prime case, dove mi sento a mio agio in maniera diversa, ma comunque ci sto molto bene in entrambe. A volte mi chiedo perché sono rimasto qui e la risposta è che solo qui potevo rimanere.

In tutta Italia la pallacanestro è seconda al calcio con tanta distanza tra chi ha la palla tra i piedi e chi la tiene tra le mani. Sarà il derby tra la Fortitudo e la Virtus, sarà che qui anche gli altri sport hanno la loro importanza, ma il pallone e la palla a spicchi se la giocano, anzi in alcuni momenti il basket è stato davanti. Non a caso è chiamata BasketCity e resta tale perché la rivalità del derby è sempre stata viva, anche quando le due squadre non si affrontavano sul campo perché giocavano in categorie diverse, o quando si sono affrontate in serie A2 diventando un evento che ha fatto il giro del mondo.

Io sono arrivato qui nel 2000 e abitavo nella foresteria della Fortitudo che allora era sopra alla Palestra Furla. Lì le sfide con la V Nera erano all’ordine del giorno e l’importanza di vincerle fu la prima cosa che mi dissero quando ero ancora a casa mia in Abruzzo. Il popolo dell’Aquila mi ha accolto e non mi ha mai fatto sentire la nostalgia della mia famiglia. Anche per questa fiducia, che allora era cieca, Bologna è diventata la mia casa.