Continua la morsa dell’inquinamento e c’è chi si chiede se ci sia di mezzo l’andatura lenta promossa dalla Città 30. L’Emilia-Romagna non riesce a uscire dalla cappa dello smog in questo 2024 e Bologna non è da meno: i giorni di sforamento delle polveri sottili hanno già superato quelli da ‘bollino verde’, complice l’assenza prolungata di pioggia. La regione resterà almeno altri due giorni (fino a domani compreso) in ‘zona rossa’, con le misure emergenziali antismog attive a causa delle concentrazioni troppo elevate di pm10. I provvedimenti sono ormai in vigore in tutte le province dal 25 gennaio.
Le misure per la qualità dell’aria prevedono lo stop alla circolazione dei veicoli diesel fino a euro 5 in città, dalle 8.30 alle 18.30, oltre all’abbassamento delle temperature medie nelle abitazioni fino a 19 gradi e negli spazi commerciali e ricreativi fino a 17 gradi. Si aggiungono i divieti di uso di biomasse per il riscaldamento domestico (con classe di prestazione energetica ed emissiva inferiore a 4 stelle), quello di spandimento di liquami zootecnici senza tecniche ecosostenibili, di combustione all’aperto e di sosta con motore acceso. Il provvedimento rientra tra quelli previsti a livello regionale, in base alle misure adottate dalla Regione Emilia-Romagna e collegate al Pair (Piano aria integrato regionale).
A Bologna e in Romagna sarà il 19esimo giorno di emergenza, mentre è ancora più grave la situazione nell’area emiliana (Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Ferrara) dove i giorni di emergenza sono arrivati a 24, il doppio di quelli non emergenziali.
"Nei prossimi giorni le condizioni saranno ancora critiche, almeno finché non cambierà la situazione meteo su ampia scala – spiega Vanes Poluzzi, responsabile del Centro tematico Qualità dell’aria di Arpae, l’Agenzia regionale per l’ambiente –. Da Sud-Ovest arrivano correnti d’aria molto calde, mentre sarebbero benvenute non solo la pioggia, ma anche la neve, oppure un ricambio d’aria. Un segnale di miglioramento, che però andrà verificato perché troppo a lungo termine, arriverà forse nel prossimo weekend, quando il meteo potrebbe mutare".
La situazione è critica, dunque, con i valori più elevati di particolato (pm10) concentrati principalmente in pianura e non in Appennino: "Potrebbe sembrare scontato, ma non lo è – prosegue Poluzzi –. E questo ci fa capire che l’atmosfera è al momento ‘disaccoppiata’: tutto ciò che viene emesso nei bassi strati non riesce ad andare su più di tanto. Così si crea una sorta di circolo vizioso per cui l’inquinamento peggiora e perdura".
Con il dibattito della Città 30 che incalza, qualche testa contraria al progetto punta il dito contro i limiti di velocità al ribasso e il traffico più sostenuto, vedendo un collegamento con una pessima qualità dell’aria.
"Ma non è così – commenta ancora Poluzzi –: non è un’equazione semplice, non si può fare e i dati in nostro possesso sono troppo pochi, a fronte delle tanti variabili, per trovare una correlazione. L’inquinamento è influenzato dalle emissioni dirette, ma non solo. Faccio solo un esempio per chiarire la questione: Modena dista pochi chilometri da Bologna e ha avuto 19 giorni di sforamento del limite di pm10, molti di più rispetto a Bologna. Come detto, non si può dire ci sia un legame".
Francesco Moroni