Il Covid ha cambiato il volto della sanità e ha lasciato in eredità diversi punti critici: non solo la carenza dei medici, ma anche di altre figure.
"Da una serie di incontri avvenuti nei reparti ospedalieri della città, emerge un quadro sconfortante di doppi turni di infermieri", vanno all’attacco Marco Pasquini, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil di Bologna e Gaetano Alessi, responsabile del comparto sanità Fp Cgil Bologna.
"Al Sant’Orsola ci è stata confermata la carenza in un incontro con la direzione avvenuto l’8 agosto, nell’Azienda Ausl sembra addirittura che da qui a dicembre verranno a mancare, per la semplice copertura del turn over, oltre 150 professionisti, in particolare tra infermieri, tecnici di laboratorio, di radiologia e della prevenzione. Il sottofinanziamento per il Servizio sanitario nazionale sta avendo effetti nefasti, perché i professionisti rimasti e massacrati in servizio, appena possono scappano via – rincarano la dose Pasquini e Alessi –. Di questo passo, sono a rischio i servizi per i cittadini, in città e soprattutto nel territorio. Eppure le graduatorie e i professionisti ci sono, ma secondo noi per risparmiare non vengono presi".
I due sindacalisti si chiedono "se non riusciamo a garantire le normali cure ai cittadini, allora con quali risorse si pensa di fare piani di riorganizzazione della sanità in Regione". E qui il ragionamento si allarga al progetto di riordino dell’emergenza urgenza e ai Cau, i centri assistenza in urgenza, destinati in futuro ad accogliere i codici bianchi e verdi, che rappresentano il 70% degli accessi in Pronto soccorso, per snellire l’attività delle strutture di emergenza.
"A settembre – concludono i sindacalisti, dando un appuntamento – riprenderemo la mobilitazioni su tutto il territorio, la sanità pubblica è un diritto che difenderemo sempre". Le due Aziende, da noi contattate, hanno preferito non intervenire.
Anche Averardo Orta, presidente dell’Aiop provinciale, l’Associazione dell’ospedalità privata, ammette di avere "grandi difficoltà nel reperire infermieri, medici e anche ausiliari, la situazione rimane critica nonostante gli sforzi per reperire personale anche all’estero. E se continuerà l’attrazione di personale da parte delle strutture pubbliche, ci potrebbero essere delle ripercussioni sul servizio. Tuttavia, noi con i nostri ospedali accreditati siamo a disposizione per contribuire velocemente all’abbattimento delle liste d’attesa".
Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute, recentemente ha presentato il progetto di legge dell’Emilia-Romagna in difesa della sanità pubblica. Due i punti fondamentali: l’incremento del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale a cui concorre lo Stato, su base annua dello 0,21% del Pil dal 2023 al 2027, fino a raggiungere il 7,5%. L’obiettivo comporta l’aumento del fondo da 128 miliardi di euro (fabbisogno programmato nel 2023) a oltre 149 miliardi. Il secondo punto è il superamento per le Regioni dei vincoli di spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale, oltre al superamento dei limiti del trattamento accessorio. Ogni anno, per cinque anni, andrebbero quindi reperiti 4 miliardi in più.
"Le risorse che il Governo ha stanziato per finanziare il Servizio sanitario nazionale dal 2023 al 2025 sono assolutamente insufficienti per sostenere la programmazione sanitaria e garantire il diritto di cura ai cittadini – precisava Donini all’inizio di agosto –. La nostra sanità è già stata messa a dura prova dalla pandemia e, se continuerà a essere sottofinanziata, non potrà più continuare a erogare prestazioni, servizi e assistenza a tutti. Uno scenario a cui non vogliamo neppure pensare".
Donatella Barbetta