"Gli autovelox non fanno diminuire gli incidenti, perché appena passata la torretta le persone accelerano nuovamente. Quello che serve è la prevenzione, non la repressione: occorrono vigili sul territorio". La riflessione è di Mauro Sorbi, presidente dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza stradale, che ha analizzato, assieme ai tecnici, i dati relativi agli autovelox che sono già installati da diversi anni (dal 2016) su via Stalingrado e viale Panzacchi.
"Se si osservano i numeri dei sinistri che si sono verificati dopo il 2016, lasciando perdere gli anni del Covid con il lockdown, si può vedere che la discesa non è così rilevante – afferma Sorbi –. Su viale Panzacchi, per esempio, sono stati nove nel 2012 e otto nel 2019. Su via Stalingrado si sono verificati 48 incidenti nel 2012 e 41 nel 2019. Per quanto riguarda poi le vittime degli incidenti si vede che la maggior parte avviene sulle strade provinciali e non in città. E c’è un dato incontrovertibile, tra l’altro fornito dall’amministrazione comunale e riguarda la sperimentazione effettuata a inizio anno".
Tale sperimentazione, come ricorda il presidente, è iniziata il 15 gennaio fino al 28 febbraio ed ha visto un numero maggiore di agenti della polizia locale sul territorio, ai fini del controllo e della prevenzione. "Sa di quanto sono diminuiti gli incidenti? Del 60 per cento – sottolinea –. Questo vuol dire che la presenza fisica dell’agente, della pattuglia serve da deterrente, quindi da prevenzione senza per forza punire con multe. Il mio parere è che questa sia la strada".
Altro capitolo sul quale avanza alcune considerazioni il presidente dell’Osservatorio, è il limite dei 30 chilometri orari in città. "Questi cinque nuovi autovelox che sono stati annunciati, con avvio dal 2024, guardando la collocazione anche attraverso la cartina del vostro giornale, sembrano più un modo per abituare le persone alla Città 30: prima il limite dei 70, poi i 50 e infine i 30. E anche qui si possono dire tante cose, ma facendo le opportune valutazioni e confronti – afferma Sorbi –. Si parla dell’esempio di Valencia, una città che ha inserito il limite dei 30 ma che offre una serie di alternative alla mobilità privata che Bologna non ha. Nella città spagnola ci sono cinque linee di metropolitana e quattro di tram con una frequenza delle corse che si misura in pochi minuti l’una dall’altra. Se si vuole inserire i limiti dei 30 orari per far sì che i cittadini lascino a casa l’auto, bisogna dare alternative valide, senza contare che, come è già stato rilevato anche da molte categorie per artigiani, trasportatori è veramente complicato osservare i 30 orari. Come lo è anche per i cittadini che dovranno rivedere tutti i tempi di organizzazione familiare, cosa niente affatto semplice. Pensiamo a tutte le persone che devono portare i figli a scuola e poi andare al lavoro".
Le soluzioni non sono semplici, ammette il presidente: "Intanto credo fosse meglio iniziare con una grossa campagna di informazione molto prima e non a ridosso dell’estate con settembre alle porte, quando tutto ripartirà al massimo. Tutto questo sta creando un grande nervosismo in coloro che guidano mezzi in città: non è un caso che siano aumentate moltissimo le liti stradali".
Monica Raschi