Intestazione fittizia di attività commerciali, estorsione e usura. Sono questi i reati contestati a Gaetano Vitolo, imprenditore di 71 anni originario di Nocera Inferiore, nel Salernitano, ma residente in città che ieri mattina è stato arrestato dalla Guardia di Finanza e per cui il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere. In questo caso non è contestata l’aggravante del metodo mafioso, ma per lui – che è indagato in concorso con altre 15 persone – era già stata emessa in passato dal tribunale campano una misura di sorveglianza speciale "perché ritenuto vicino alla camorra".
Le indagini – sotto la direzione della Dda con il pm Roberto Ceroni e con il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo – hanno permesso di "ricostruire il reticolato e l’operatività di un complesso di società e ditte individuali", per lo più operanti nel settore della ristorazione, formalmente intestate a soggetti prestanome, con l’obiettivo di eludere l’applicazione delle leggi in materia di normativa antimafia, ma di fatto "gestite" dallo stesso Vitolo.
Gli uomini delle Fiamme Gialle – insieme al Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) e con il supporto dei militari dei comandi provinciali di Lecco, Salerno e Verona – hanno sequestrato beni per un valore complessivo di due milioni di euro tra cui quote sociali, compendi aziendali e immobili (tre appartamenti in città e uno a Nocera Inferiore). Non solo, a questo si aggiungono anche 35mila euro in contanti, due Rolex e alcuni gioielli sequestrati nel corso delle perquisizioni e nella disponibilità dell’imprenditore settantunenne.
Tra i sequestri anche i redditi derivati dall’affitto d’azienda relativo alla famosa ‘Pizzeria Due Torri’ in Strada Maggiore, i cui proventi e introiti, che fino a ieri andavano direttamente o indirettamente a Vitolo, saranno ora nelle mani di un amministratore giudiziario. La pizzeria è stata nel tempo intestata a varie persone, tra cui anche la figlia dell’imprenditore campano.
Una vicenda raccontata anche da Libera, nella sua inchiesta ‘La febbre del cibo’. Il principale indagata aveva fatto lo stesso per altri due locali, rispettivamente la ‘Pizza, Panini e Sfizi’ di via Matteotti e un altro a Nocera Inferiore. Insieme a Vitolo, sono altre 15 le persone finite al centro dell’indagine – i più di origine campana, poi anche un bolognese, un tunisino e un milanese – che avrebbero aiutato il pregiudicato a occultare la proprietà di immobili, auto (tre Range Rover Evoque), polizze assicurative e conti correnti. Gli investigatori hanno anche ricostruito la posizione patrimoniale di questi ultimi, risultata sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati.
Al settantunenne, oltre al trasferimento fraudolento di valori, vengono contestate anche l’indebita percezione di erogazioni pubbliche (cassa integrazione per la sospensione dell’attività durante la pandemia), l’estorsione con minacce di morte e l’usura con tassi d’interesse fino al 1.200% in danno a persone in evidenti difficoltà economiche.
"Presenteremo – così l’avvocato Matteo Murgo, che assiste l’imprenditore – richiesta di Riesame. Ravviso che le condotte sono tutte risalenti nel tempo (per lo più al 2020, ndr) e in relazione alle quali già la Corte d’Appello di Bologna e il tribunale di Salerno, sezione misure di prevenzione, avevano rigettato analoghe richieste di confisca".