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Smontata e ricostruita: le ipotesi per il restauro

Prende piede il progetto di rifare il basamento con una ‘anastilosi’ della Torre. Così fu rifatto un campanile a Trani. Meno credito all’idea di ridurne l’altezza.

Smontata e ricostruita: le ipotesi per il restauro

Sarebbero due le ipotesi di intervento più accreditate per il restauro della Garisenda. Una, attualmente in deciso declino, è quella di una ‘decapitazione’ strutturale della Torre. La seconda, più avanti nelle riflessioni dei tecnici ministeriali, comunali e universitari, è quella vedrebbe una fase di ‘smontaggio’ della Torre, con il rifacimento del basamento in via di sgretolamento e un successivo, meticoloso, ‘rimontaggio’. Due sponde diverse, che analizziamo insieme nell’attesa che il Comitato per il restauro della Garisenda, coordinato dall’architetto Raffaela Bruni (ex storica dirigente comunale), renda pubblica la decisione su come intervenire. In che tempi, per ora, non si sa.

Parallelamente a queste ipotesi, starebbe perdendo credito la prima decisione storica del comitato tecnico-scientifico, quella di dare una cura ricostituente alla Torre con delle potenti iniezioni di malta. Che vadano a intervenire nel corpo interno sgretolato dell’edificio. Questa tipopologia di intervento è raccontata anche dagli ultimi verbali del comitato tecnico-scientifico, sia il 24 luglio, sia il 26 settembre, un punto in Comune (più o meno) tra gli esperti era quello di continuare a battere su provvisori clisteri di malta alla Torre. Ma in qualche carta, ultimamente, è venuto fuori anche il termine ’alleggerimento’. Ovvero, la Torre va sfrondata, sgravata dal peso del millennio, appunto alleggerita. Anticamente, secoli fa, la Garisenda fu già ‘mutilata’ di ben dodici metri. Un restauro del genere potrebbe risultare, secondo quanto filtra da ambienti tecnici, non propriamente risolutivo dei problemi. Oltre che pesantemente anti-estetico. Diverso sarebbe un percorso in cui la Torre verrebbe delicatissimamente smontata, con un procedimento che in architettura viene chiamato di ‘anastilosi’. Ovvero, la ricostruzione di edifici con la ricomposizione, per pezzi originali, delle antiche strutture. Pratica già utilizzata altrove, come a Trani, dove il campanile del duomo nel 1950 fu smontato e rimontato. Questo tipo di decisione in qualche modo giustificherebbe anche la grande cautela del Comune sui tempi, oltre che l’importanza della protezione d’alta ingegneria della ditta Fagioli.

Una volta smontata la Torre, si procederebbe al quasi totale rifacimento del basamento di selenite, quello che sta implodendo sul lato Sud del simbolo pendente. Nuovi materiali permetterebbero quindi al basamento deluxe di poter sostenere al meglio la torre futura. Che sarà dritta, a quel punto? Si vedrà, di sicuro però verrebbe rimontata su una basa più che salda. Questo tipo di intervento, a oggi, parrebbe quello maggiormente risolutivo del problema. Un obiettivo, quello di mettere un punto una volta per tutte, che è stato più di una volta esplicitato dal Lepore. Si farà davvero così? Presto lo sapremo.

pa. ros.