CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Simone Cristicchi torna a Sanremo con una nuova canzone e continua il tour di 'Franciscus'

Simone Cristicchi parteciperà al prossimo Sanremo e prosegue il tour del suo spettacolo 'Franciscus', un musical su San Francesco.

Simone Cristicchi in ’Franciscus, il folle che parlava agli uccelli’

Simone Cristicchi in ’Franciscus, il folle che parlava agli uccelli’

Della canzone che porterà al prossimo Sanremo non può ovviamente parlare, ma della sua scelta di partecipare al Festival (dove va per la quinta volta e dove nel 2007 ha vinto con il brano ‘Ti regalerò una rosa’) sì. "Non ho nessuna strategia di marketing – precisa Simone Cristicchi –. Vado al Festival quando ho qualcosa di importante da presentare. In questo caso si tratta di una canzone che avevo nel cassetto da tempo...". Aspettando Sanremo, lui continua intanto la tournée del suo fortunatissimo spettacolo ‘Franciscus, il folle che parlava agli uccelli’ (già confermata la ripresa nella prossima stagione), una sorta di musical per un solo interprete che racconta la vita del ‘Santo di tutti’ che credeva nell’impossibile. Lo spettacolo, scritto con Simona Orlando e arricchito da sette canzoni originali composte dallo stesso Cristicchi con la cantautrice Amara, sarà sabato e domenica al Celebrazioni. Diventato anche un libro edito di recente da Baldini+Castoldi, il testo, ambientato in una città di iuta e di legno, gioca sul confronto fra due personaggi: Simone e lo stracciaiolo girovago Cencio, simbolo dei detrattori del poverello. Perché Francesco, rivoluzionario, sognatore, innamorato della vita, estremista, era prima di tutto un uomo in crisi, consumato dal dubbio e dall’incertezza. E quindi una figura di grande attualità.

Cristicchi, il suo è un autentico one man show ambientato in una cornice storica?

"Mi sono creato un genere tutto mio, forse perché non so recitare con altri attori. Mantenere da soli l’attenzione del pubblico per un’ora e 40 minuti costa fatica ma dà anche molta soddisfazione. Ho creato una figura esterna, Cencio appunto, che sapesse incarnare i dubbi e le perplessità su Francesco. All’inizio avevo pensato ai suoi seguaci come fra Leone e fra Ginepro, ma poi ho capito che un popolano funzionava di più. Gli ho dato un carattere simpatico e burbero al contempo e ho inventato un linguaggio strambo che sta fra l’umbro, il grammelot, il francese e lo spagnolo".

Qual è l’attualità di San Francesco?

"Non ne faccio un santino ma lo racconto in maniera umana. Sono numerose le tematiche che ci riguardano. Penso alla questione della rivoluzione interiore, ovvero della conversione, ma anche della povertà, e cioé della necessità di togliere il superfluo. Nel suo messaggio sono importanti il labile confine che sta fra follia e santità e la ricerca di pace attraverso il dialogo. E fondamentale resta il tema della responsabilità individuale".

Lo spettacolo si apre sull’immagine di una catastrofe. È un monito sul destino del nostro mondo?

"Ho pensato a un futuro indeterminato, visto che l’umanità si sta sabotando sulla terra. La suggestione arriva da un libro illuminante come ‘The road’ di Cormac McCarthy. Ho sperimentato strumenti della tradizione orientale perché quelle sonorità offrono atmosfere mistiche e non sono scontate come la musica medievale".

Racconterà un’altra figura storica in teatro nelle prossime stagioni?

"Prima di partire per questa avventura avevo pensato a Giordano Bruno, poi ho scelto il santo piuttosto che l’eretico. Più avanti chissà...Per me Francesco è un sognatore sveglio, che applica il Vangelo senza compromessi".

Quali domande finali lascia Francesco?

"Una sola: quanto ci stiamo adoperando per migliorare il mondo? È per questo che alla fine dello spettacolo ho voluto che apparisse un ulivo, il simbolo della vita".