Bologna, 21 marzo 2022 - Avrebbe compiuto 70 anni il 5 agosto. Il 23 dicembre, con un articolo toccante sul Carlino, aveva raccontato la sua fragilità, l’improvvisa scoperta di una malattia che, con la sua progressione, non gli avrebbe dato scampo. Serafino D’Onofrio era nato a Napoli nel 1952 e, della sua terra, aveva conservato la solarità, persino l’accento, nonostante fosse arrivato a Bologna nel 1977 e, dalle Due Torri, non si sarebbe più spostato.
Lui, il suo sorriso, il suo entusiasmo, la capacità straordinaria di intessere relazioni, di coinvolgere amici e conoscenti nei suoi progetti. Laureato in giurisprudenza, sposato con Gabriella e papà di Federica e Francesco e nonno di due nipotine, Laura e Lorena, aveva lavorato come ferroviere per Trenitalia. Sindacalista Uil, dirigente Psi, consigliere del quartiere Santo Stefano sono solo alcune tappe della sua storia. L’impegno politico andava di pari passo con l’amore e la passione per lo sport. Era stato presidente regionale della federazione italiana giuoco handball, era tuttora presidente dell’Aics, Associazione italiana cultura e sport.
Un oratore infaticabile, capace di mettere nero su bianco le sue idee, le sue intuizioni, gli slanci di generosità. E il 21 dicembre scorso, aveva commosso i lettori del Carlino, raccontando la sua malattia, quella che diceva essere la sua fragilità. E lo aveva fatto a modo suo, con il suo stile, capace di unire aspetti diversi.
“Non sto male - scriveva sul Carlino per rassicurare -. Mi curerò con serietà. Mi fa tenerezza la mano sinistra che fa cadere tovaglioli e posate, ma tornerà a stappare bottiglie e ad allacciare scarpe. Non mi vergogno delle fragilità. Prima dell’intervento ho inviato messaggi strazianti a tante persone. Sono stato patetico, ma la situazione era veramente difficile. Sono agnostico e radicalissimo. Però, sono stato circondato dalle preghiere di centinaia di persone. Hanno pregato per me tutti i ciellini di Bologna”.
E proprio sulle pagine del Carlino, fino a quando la malattia, scoperta per caso all’inizio di novembre, lo ha messo fuori combattimento, teneva periodicamente una rubrica che faceva discutere. E che alla fine metteva tutti d’accordo.
Serafino era così, solare, capace di mettere tutti d’accordo, con la forza delle idee, con quella bonomia di fondo che lo facevano essere legato sia al suo passato napoletano, sia al suo presente bolognese. Un personaggio speciale, capace di mille interessi, compreso quella della lettura. Ironico come quando, in una sua auto-presentazione legata all’attività di consigliere comunale, aveva messo nero su bianco: “Non sono iscritto alla Massoneria, ma al Dopolavoro Ferroviario di Bologna e all’associazione Luca Coscioni”.
Non sempre si potevano avere le stesse idee di Serafino, ma era impossibile non volergli bene e, soprattutto, anche quando le posizioni potevano essere agli antipodi, non si poteva fare a meno di abbracciarsi. Perché Serafino era così, solare e buono, come si diceva una volta. Ci mancherà.
Il messaggio di cordoglio del Sindaco Matteo Lepore
“Ci mancherà incredibilmente Serafino, ci mancheranno la sua generosità, la sua ironica vis polemica, la sua concretezza. Ha dato tanto a questa città, al suo spirito di comunità, allo sport popolare e alla cultura della solidarietà, prima come consigliere comunale e consigliere al Quartiere Santo Stefano, poi come presidente di Aics. Ha saputo affrontare con dignità un male che sapeva arrivare, raccontando la sua fragilità come sa fare chi è realmente forte, senza arrendersi, a viso aperto. Bologna piange oggi Serafino D’Onofrio, che lascia un grande vuoto”.