ROSALBA CARBUTTI
Cronaca

Se vuoi il superbonus, acquisti il marciapiede

Quando il cappotto termico sporge, inzia l’iter a ostacoli. Sassone (FdI) attacca: "Così si fermano i lavori. O si tralascia il piano terra"

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di Rosalba Carbutti

Prima i cavilli, ora i balzelli: non ha pace il Superbonus 110% in città. Tant’è che quella che dovrebbe essere un’agevolazione per riqualificare il patrimonio edilizio, rischia di rimanere soffocata dalla troppa burocrazia.

Non solo, quindi, una norma del Piano urbanistico generale rischia di bloccare alcuni cantieri (come denunciato nei mesi scorsi da Confabitare e Cna), ma ora ci si mette pure la procedura a ostacoli per i condomini fronte strada. Le regole – come specifica il Comune in risposta a un’interrogazione di Fratelli d’Italia – nascono da una determina dirigenziale del 2020 (vennero informati gli allora assessori Matteo Lepore, Claudio Mazzanti e Valentina Orioli, ndr) nella quale si specifica come dovrà comportarsi chi col cappotto termico occupa parte del marciapiede.

I dolori partono se malauguratamente l’edificio dista meno di 3 metri dalla strada comunale. In questo caso, infatti, il condominio dovrà iniziare l’iter di acquisto del pezzo di strada occupata. Una pratica monstre che dovrà avere prima il benestare del settore Mobilità, poi passare al settore Patrimonio che concederà "la concessione onerosa temporanea e provvisoria" della porzione di marciapiede, per poi arrivare al perfezionamento della vendita vera e propria. Una vendita che prevede il frazionamento catastale, la stima del costo del suolo pubblico da comprare e l’atto notarile, tutti passaggi a carico del richiedente. Intanto, dall’avvio dell’iter alla conclusione passano anni: tre mesi per l’analisi della pratica e la concessione, due anni per chiudere la seconda fase, cioè quella dell’acquisto del pezzo di strada davanti all’edificio. Facile pensare che, stremati dalla burocrazia, pochi arrivino in fondo. O che altri per evitare di ’rubare’ spazio al marciapiede, si accontentino di un cappotto parziale, dal primo piano in su, lasciando senza l’agognato cappotto termico chi vive al piano terra.

Insomma, una contraddizione, secondo il capogruppo di FdI, Francesco Sassone, per un "Comune che predica bene e razzola male. Prima si definisce green, ecologico e super sostenibile tanto che nel Piano urbanistico generale ha stabilito, per gli interventi di efficientamento energetico, degli standard più alti di quelli previsti a livello nazionale. Ma poi quando un condominio decide di rifare il cappotto esterno del palazzo e il cappotto sporge, fa partire la macchina burocratica e mangia soldi". Da qui, "a fronte dei tanti balzelli – insiste – molti condomini non completeranno il cappotto sino al piano terra, fermandosi al primo piano, con buona pace di un completo efficientamento energetico. O, ancora peggio, decideranno di non procedere con i lavori".