Bologna, 28 agosto 2015 - Con buona pace del tetto ministeriale. Ormai non c’è più istituto comprensivo che non abbia chiesto la deroga al contestatissimo gelminiano 30% che impone (o almeno ci prova) un limite alla presenza di stranieri in classe. Sono, infatti, ben 19 su 21 i comprensivi che hanno ottenuto questa sorta di lasciapassare. Escludendo le scuole con la deroga per una classe soltanto (ad esempio il sesto di via Finelli), la maggior parte veleggia su una media del 35%-40%. Con punte anche del 60%-70% al comprensivo 11 del Pilastro. Percentuale questa ormai strutturale, per via dell’alto tasso di densità abitativa straniera nella zona. Al punto che quando, una decina di anni fa, si assistette all’impennarsi della presenza in classe di chi italiano non è, ci fu la ‘classica fuga’ degli italiani. Fenomeno che riguardò la media Saffi. Tutti si rimboccarono le maniche, dalla preside di allora Maria Amigoni ai docenti, e il risultato è che oggi alle Saffi «quella fuga non c’è più – osserva la preside Roberta Fantinato –. Anzi, grazie ai progetti inclusivi messi in campo, a settembre inaugureremo una classe 3.0». Ovvero banchi ad alto tasso tecnologico.
Analizzando i compresivi, all’Ic1 in zona Barca, l’indice di non italiani si attesta, in media, sul 58%; all’Ic 2 di via Speranza, quindi zona Santa Viola, siamo sul 40%-45%. Passando al Navile, qui abbiamo l’Ic 3 di via della Beverara con un 35%; l’Ic 4 di via Verne e il quindicesimo di via Lombardi con un 40-45%. Infine, la palma di scuola più internazionale va al comprensivo 5 di via Di Vicenzo che vanta un bel 60% con un picco del 75% alle elementari Federzoni. Al San Vitale, il comprensivo 7 che è anche scuola-polo per l’integrazione dei bambini che arrivano in città a seguito di ricongiungimento familiare o anche per semplici trasferimenti da una città all’altra della provincia, la deroga è stata concessa a fronte di un 35% di studenti di altra nazionalità. Stessa percentuale al comprensivo 8 di via Ca’ Selvatica, al comprensivo 21 di via Laura Bassi e al 9 di via Longo, quest’ultimo in zona Savena. Nello stesso quartiere c’è anche il comprensivo 12 di via Bartolini la cui popolazione studentesca con molteplice nazionalità si attesta sul 35%-40%. E anche il dodicesimo, al pari del settimo, del primo e del quinto è anch’esso scuola-polo.
Stesse percentuali anche al comprensivo 14 di via Biancolelli a Borgo Panigale. La multiculturalità è pane quotidiano anche al comprensivo 10 (scuola-polo) viale Aldo Moro che, pur con una media del 40%, può arrivare anche al 70%. «L’idea di una scuola di periferia con una forte concentrazione di stranieri – osserva Fantinato – ormai non esiste più, essendo questa presenza distribuita su quasi tutta la città». Questo ha comportato inevitabili cambiamenti nella didattica, ma anche nel rapportarsi con le famiglie. Un aspetto quest’ultimo su cui ha investito il comprensivo 4 a Corticella scelto dal Comune, insieme al quindicesimo e al quinto, per partecipare al progetto europeo Empac-Empowering Parents and Children, coordinato dal Comune di Ealing in Inghilterra in parternariato con la Regione ceca di Usti. «Il progetto – spiega la preside Rossella Fabbri – mirava ad integrare gli studenti stranieri attraverso l’integrazione delle loro famiglie». Ecco i laboratori di lingua per le mamme o gli incontri mirati per illustrare il nostro sistema scolastico. «Le ricadute sono state molto positive: includendo le famiglie, gli stessi ragazzi si sono sentiti parte integrante della comunità scolastica con ottimi risultato anche in termini di profitto».