Bologna, 9 marzo 2021 - Secondo ricorso al Tar per impugnare l’ennesima ordinanza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini (la numero 22) . Nella fattispecie quella che, a fine febbraio, istituiva la zona arancione scuro per la Città metropolitana. Spedendo così gli studenti, dalle elementari alle superiori, in didattica a distanza al 100%. Questo ancor prima che arrivasse il Dpcm di Draghi.
Trentatrè i genitori che hanno firmato il ricorso presentato dal un pool di legali guidati dall’avvocata Milli Virgilio. Pressoché gli stessi che, sempre davanti al Tar, hanno impugnato, vincendo, l’ordinanza di Bonaccini che rimandava il rientro in classe delle superiori rispetto ai provvedimenti nazionali.
Un ricorso cui ne seguiranno altri, sempre al Tar Emilia-Romagna. Ricorsi che mettono nel mirino le successive ordinanze che chiudono anche le materne e i nidi a Bologna e Modena e le scuole in Romagna. Il tutto mentre al Tar del Lazio si impugnerà il primo Dpcm del governo Draghi.
Tornando all’ordinanza 22, per Virgilio, "è illegittima" perché la decisione assunta dalla Regione "non è di sua competenza, ma è materia nazionale". Oltre al fatto, non secondario che, così agendo, "ancora una volta si sacrificano le scuole senza una reale motivazione di contesto. In una situazione tragica, come quella attuale, troppo comodo considerare solo una parte – osserva l’avvocata -. Si chiudono le scuole, ma senza supportare la decisione con motivazioni tecniche ragionate che convincano della scelta e che guardino tutte le facce della realtà e le attività in corso. Al contrario, noi vediamo la sofferenza dei bambini e dei ragazzi insieme a quella di tutti".
Il nuovo ricorso è corredato da una relazione scientifica firmata da Sara Gandini, epidemiologa e biostatistica, direttrice dell’unità "Molecular and Pharmaco-Epidemiology" al dipartimento di Oncologia sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e docente dell’European School of Molecular Medicine di Milano, e Luca Scorrano, professore ordinario di Biochimica al Dipartimento di Biologia dell’università di Padova, dove è stato chiamato per chiara fama nel 2013 dall’Università di Ginevra (Svizzera).
Nella conclusione, i due scienziati scrivono “Mancano nei documenti scientifico-tecnici ulteriori criteri di gravità della condizione epidemiologica, nel paragone tra la situazione attuale e quella osservata durante l’acme della seconda ondata, che possano giustificare una chiusura preventiva e generalizzata degli istituti scolastici di ogni ordine e grado". Inoltre, "le analisi negli allegati di supporto tecnico-scientifico non dimostrano una situazione di aumentata pericolosità a livello di aumento di contagi, diffusione di focolai scolastici, trasmissione secondaria in ambito scolastico, aumentato rischio per individui in età scolare di trasmettere la cd variante inglese rispetto alla popolazione”. La relazione esamina il numero totale di casi di Covid diagnosticati: in diminuzione da novembre, nonostante materne, elementari e medie siano rimaste sempre in presenza. A febbraio si nota un lieve rallentamento della discesa, ma non certo un “incremento rispetto all’inizio del mese di febbraio di 7.136 soggetti pari ad una crescita del 16,2%” come riportato nell'allegato all'ordinanza.