Rossi e neri, fazioni vecchio stile e sganassoni (politici) a 400 chilometri di distanza: così la campagna elettorale per il voto in Emilia-Romagna è diventata elettrica proprio all’ultimo miglio (si vota il 17 e il 18 novembre), dopo i violenti scontri di sabato a Bologna tra collettivi e poliziotti, i quali in pochi (una decina) erano lì per impedire che il corteo antagonista venisse a contatto con una robusta manifestazione (autorizzata dalla Prefettura) di estrema destra.
E ieri la premier Giorgia Meloni, bloccata a Roma dalla trattativa con i sindacati sulla manovra, in videocollegamento alla chiusura della campagna elettorale della civica Elena Ugolini (con FdI alla festa anche Lega, Forza Italia e Noi Moderati con i rispettivi leader) al Savoia Regency del capoluogo emiliano ha sferzato duramente il sindaco bolognese Matteo Lepore, che nei giorni scorsi aveva accusato Roma di aver volontariamente inviato in città ‘300 camicie nere’. "Diffidate sempre di chi ha una faccia in pubblico e una faccia in privato – ha dichiarato Meloni dal collegamento, tra gli applausi insistiti di oltre un migliaio di persone –. Se io fossi la picchiatrice fascista che il sindaco Lepore dice, allora lui non dovrebbe chiedermi collaborazione. Un po’ di coerenza sindaco". Per il resto "non so a quali camicie nere si riferisca il sindaco di Bologna perché le uniche che ho visto io sono quelle blu dei poliziotti aggrediti dai centri sociali e dagli antagonisti amici della sinistra". Lepore ieri sera ha risposto subito così: "La mia faccia è sempre la stessa e guarda verso i cittadini di Bologna, quando chiedo collaborazione istituzionale al governo e quando chiedo il rispetto della nostra città. Non scambi le richieste di collaborazione per l’alluvione con l’obbedienza al capo. Bologna è una città libera, solidale e fiera della sua storia. E non le ho mai dato della ‘picchiatrice fascista’".
Prima di Meloni era intervenuto Matteo Salvini. "Ho messo la cravatta rossa per evitare di essere bloccato dai sinceri democratici di Rifondazione comunista (Potere al Popolo, ndr, fuori protagonisti in strada di una piccola contestazione). Mi sarei aspettato dal sindaco di Bologna un comunicato di due righe: ‘scusate italiani‘. Invece – ha continuato citando l’assassinio del giuslavorista Marco Biagi nel 2002 –, c’è ancora chi parla di eversione, e c’è ancora sotto i portici di Bologna il sangue di qualcuno che ha lasciato la vita per mano di quei criminali che hanno il comunismo e la violenza nel sangue. Chiederò al ministro dell’Interno un encomio per il reparto mobile di Bologna. Perché le uniche camicie nere erano sotto le loro camicie rosse. E gli unici fascisti rimasti sono nei centri sociali", ha detto il ministro che ieri ha anche incontrato i poliziotti feriti sabato a Bologna.
A spingere la coalizione ci ha pensato anche il vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia). "Mi stupisce che la sinistra preferisca i figli di papà ai figli del popolo – ha detto il leader berlusconiano alla platea in festa –. Pasolini durante gli scontri all’università di Valle Giulia fece una scelta, la stessa che facciamo noi: fra i figli del popolo che guadagnano 1.200 euro al mese e i figli di papà, studenti mantenuti che bivaccano nei centri sociali, noi scegliamo i figli del popolo che difendono diritto, legalità e Stato. Quello che è successo a Bologna dimostra che loro sono sempre più a sinistra. Non hanno avuto il coraggio di prendere le distanze dai delinquenti". La candidata Elena Ugolini: "Tutti a votare, stoppiamo l’occupazione del Pd in Regione".
La giornata ieri era iniziata con gli strascichi dello scontro tra il sindaco Lepore e il prefetto Attilio Visconti, che aveva dichiarato che lo stesso sindaco "aveva detto sì" alla manifestazione di estrema destra contestata, poi contraddetto dal primo cittadino. Duro il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: "Sono stupefatto dalle dichiarazioni del sindaco Lepore al quale, come doveroso, il governo ha sempre assicurato ogni forma di convinta e leale collaborazione, da ultimo in occasione della recente alluvione della città e delle connesse polemiche che ne sono conseguite". Diverse polemiche hanno fatto inoltre seguito anche alla presenza, della vicesindaca di Bologna, Emily Clancy (Coalizione civica, area Sinistra Italiana), al corteo antagonista di sabato. Ugolini: "Irrituale".