Bologna, 9 novembre 2024 – Il cantiere del tram (con gli operai al lavoro) è la linea frangifuoco tra i mille antagonisti asserragliati in Montagnola e i trecento ‘patrioti’ fermi ai margini di piazza XX Settembre. Bologna, nel pomeriggio, è stata il fronte dove, in un equilibrio acrobatico, la polizia è riuscita a tenere separati i due poli opposti. Non senza momenti di tensione.
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Tre le manifestazioni che, dalle 14, hanno monopolizzato l’attenzione sul centro: quella organizzata da ‘La rete dei patrioti’, con Casapound e altri movimenti dell’estrema destra, partita da via Gramsci; e poi le due contromanifestazioni, con gli antagonisti (circa 1.200) in piazza del Nettuno, e gli anarchici, più o meno duecento, in piazza dell’Unità. A tenere separati i tre percorsi circa 300 uomini delle forze dell’ordine, tra polizia, carabinieri e finanza. L’obiettivo delle contromanifestazioni era, ovviamente, convergere verso piazza XX Settembre, per arrivare allo scontro, o quantomeno contestare i manifestanti di destra. Una missione impossibile, visti gli alari e gli idranti schierati alle spalle dei cordoni della polizia.
Al grido di “La Resistenza ce l’ha insegnato, uccidere un fascista non è reato”, gli antagonisti, dopo aver marciato per il centro e la zona universitaria, sbucati in via Indipendenza si sono trovati davanti una barriera di agenti. Così hanno repentinamente invertito la marcia, salendo su per la Montagnola, dove uno dei cancelli era ancora aperto, presidiato da una squadra del Reparto mobile: qui gli antagonisti per guadagnare strada hanno spintonato e aggredito gli agenti (10 in totale) che, dopo aver risposto con scudi e manganelli, vista la sproporzione numerica, sono stati costretti a indietreggiare sulla balconata. Dove, però, sono stati di nuovo aggrediti da una parte dei manifestanti, mentre gli altri lanciavano petardi, fuochi d’artificio e bombe carta di sotto, all’indirizzo non solo delle forze dell’ordine, ma anche di giornalisti e operai al lavoro nel cantiere del tram, che hanno rischiato di essere colpiti. Alla fine tre agenti sono rimasti feriti e anche tra le fila dei manifestanti si contano un paio di contusi. Non è tutto, però.
Anche alcuni passanti hanno pagato lo scotto di una giornata di ordinaria follia. In Strada Maggiore, un ragazzo che camminava sotto al portico assieme alla fidanzata, al passaggio del corteo antagonista avrebbe avuto la malsana idea di fare una battuta di pessimo gusto ad alta voce: “Tira fuori la Berta (la pistola; ndr) dalla borsa”, avrebbe detto alla ragazza. Una quindicina di manifestanti, che lo avevano sentito, gli sono stati in un attimo addosso, colpendolo con pugni e anche con un ombrello alla testa e lasciandolo sanguinante prima di mischiarsi, di nuovo, tra la folla. Un’analoga situazione si è verificata verso la fine della manifestazione, quando il corteo, attraverso via Fossalta, stava tornando in piazza Maggiore: due passanti hanno apostrofato alcuni degli antagonisti, questi hanno riposto scaraventando loro contro le sedie di un locale. Al corteo antagonista ha fatto capolino, verso il finale, anche la vicesindaco Emily Clancy.
Sull’altro fronte, quello anarchico, i manifestanti, travisati e armati di mazze, dopo un rapido corteo in Bolognina, hanno tentato di raggiungere piazza XX Settembre da via Matteotti, ma sul ponte sono stati bloccati dal dispositivo di polizia. Sono volati fumogeni e petardi, niente di più. E il gruppo, dopo essere rimasto per un po’ fermo, è tornato indietro. Quando il sit-in della Rete dei Patrioti è terminato, gli anarchici si sono uniti all’altro corteo antagonista, rimanendo in presidio in via Irnerio prima di raggiungere piazza dell’Unità. Il segno lo avevano già lasciato, durante la notte: una serie di scritte in via Carracci del tenore “Fuori i fasci dai quartieri”. Le tensioni si sono spente intorno alle 17.
Domani toccherà alla Digos analizzare i video per identificare gli autori di scontri, lanci di petardi e violenze. Intanto, il questore Antonio Sbordone ha ringraziato i poliziotti per “la professionalità, l’equilibrio e il coraggio”, nella gestione dei tre cortei. Riuscendoci “senza usare la forza, pur venendo aggrediti, in modo particolarmente vile, vista la sproporzione numerica dei facinorosi rispetto agli agenti”.