di Paolo Rosato
"All’autorità che ha manifestato Carlo Calenda preferisco l’autorevolezza di Matteo Renzi, che anche quando ha fatto dei passi indietro ha sempre messo al centro il progetto. Ed è Renzi la risorsa indispensabile per la riuscita di un centro riformista e liberal–democratico". La deputata Naike Gruppioni (membro, a questo punto dimissionario, anche della Direzione nazionale di Azione), "amareggiata" per lo strappo apparentemene insanabile che ha mandato in fumo il progetto Azione-Italia Viva e quindi il Terzo Polo nella sua versione alfa, lascia i Calendiani. O, come dice lei, resta dov’è. Perché qualcun altro ha rotto il patto con gli elettori.
Tutta colpa di Calenda?
"Voglio essere fedele a me stessa, a quello in cui credo e alle persone che ci hanno votato e sostenuto – spiega l’imprenditrice bolognese –, quindi mi sento in dovere di fare questo: Carlo è preparato e capace, ma non credo sia la persona adatta a gestire un progetto del genere".
Prenderà la tessera di Italia Viva?
"Sì. Questa decisione repentina di Azione di distruggere il progetto del Terzo Polo mi ha portato a riconsiderare la mia posizione, ho ponderato lungamente questa mia scelta. Una posizione che riconsidero sia rispetto alla governance, sia rispetto alla leadership del progetto stesso. Però ripeto, io non vado via da nessuno, piuttosto resto dove sono perché prima di tutto ho abbracciato la prospettiva del Terzo Polo".
Prospettiva che adesso, però, è fortemente in crisi.
"Il progetto non è in crisi. Chi sta dentro lavora e ci crede. Piuttosto quello che è successo ha messo in discussione la nostra credibilità, ma ora si andrà avanti senza più rallentamenti".
Come?
"Con Matteo Renzi, con Italia Viva e tutte le persone che credono che l’ideologica politica debba essere applicata alla realtà, dobbiamo capire le vere esigenze delle persone. Da imprenditrice mi sono accorta che il movimento imprenditoriale e quello politico hanno sempre viaggiato in maniera staccata. Ecco, mi sono spesa in prima persona perché è difficile risolvere i problemi delle persona se non si conoscono. Il problema della politica non è la mancanza delle competenze, ma la carenza di esperienze di vita che ti possano aiutare a comprendere e risolvere le vere criticità".
E questo principio con la leadership di Calenda si è perso secondo lei?
"Renzi ha sempre messo al centro il progetto, spesso facendo un passo indietro. Siamo stati eletti tutti con il proporzionale e i cittadini, ovviamente, hanno votato anche Matteo. Da imprenditrice dico che anche in azienda, sei hai il migliore, non gli chiedi di stare in panchina. Così il progetto si è appiattito, si è indebolito, l’elettorato vuole una squadra non una lotta tra personalismi. Serve voltare pagina e rilanciare sui nostri contenuti a cominciare dal mondo dell’impresa e del lavoro".
Altri in Azione faranno la stessa sua scelta?
"È molto probabile che accada. Nessuno si aspettava uno strappo del genere. Andremo alle elezioni europee del prossimo anno senza precluderci nulla: tutti quelli che condividono la nostra visione sono i benvenuti".