MONICA RASCHI
Cronaca

Sciopero e cantieri, città in tilt. File interminabili ovunque: "Non c’era alcuna via d’uscita"

Lo stop del trasporto pubblico senza fasce di garanzia ha obbligato i cittadini a prendere l’auto. I racconti di chi doveva recarsi al lavoro o in ospedale, tra ore perse, ritardi e angoscia.

I viali di che circondano la città, sia che si arrivasse da est che da ovest, erano una fila interminabile di mezzi

I viali di che circondano la città, sia che si arrivasse da est che da ovest, erano una fila interminabile di mezzi

Una giornata che molti hanno definito da incubo, quella di ieri: arrivare dentro la città, ma anche percorrere le strade limitrofe era praticamente impossibile. Lo sciopero dei trasporti pubblici si è aggiunto alla già difficile situazione determinata quotidianamente dai cantieri per le linee del tram e, in questi giorni, a un traffico ancora più intenso per la presenza della fiera internazionale delle macchine agricole. Uno sciopero particolarmente complesso caratterizzato dalla scarsa mancanza di mezzi anche nelle fasce orarie di garanzia (la legge però lo permette, ndr) che ha praticamente reso obbligatorio l’uso dell’auto da parte dei cittadini per tutte le attività improrogabili: dal recarsi sul posto di lavoro, al portare i figli a scuola, a fare visite mediche.

L’astensione dal lavoro è stato proclamato da Cgil, Cisl, Uil, Fasa, Ugla: da inizio servizio fino alle 8.30 è stato garantito il 30 per cento dei servizi Tper a Bologna e naturalmente tutti i bus disponibili sono stati presi d’assalto. Poco meno di un terzo dei mezzi ha ripreso a circolare nel pomeriggio, dalle 16.30 alle 19.30, privilegiando i percorsi verso la stazione ferroviaria e i servizi di rilevanza sociale, come gli ospedali. Il Marconi Express, per l’aeroporto, ha viaggiato con una sola navetta nelle fasce orarie dove erano previsti i servizi minimi. L’adesione allo stop sotto le Due Torri è stato di oltre il 90 per cento, come comunicato dai sindacati che sottolineano: "Non si tratta di uno sciopero soltanto per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto dal 31 dicembre 2023, ma vuole provare ad aprire nel Paese una riflessione su un sistema di mobilità collettiva che, senza una riforma di sistema, rischia gradualmente di sparire. Assenza di risorse adeguate, 1,5 miliardi di tagli negli ultimi 10 anni e mancanza di politiche di programmazione producono un modello di mobilità sempre più incapace di intercettare le necessità della cittadinanza".

Tutte ragioni più che lecite ma che hanno provocato forti disagi, come racconta Francesco, 55 anni, professionista, che doveva recarsi in zona Dozza, ma abita a Porta Castiglione: "Sono partito alle 9,30 in auto e già il tratto da Santo Stefano a Mascarella era un serpentone di mezzi di cui non vedevi la fine. Naturalmente tra questi mezzi non ho visto nessun autobus a causa dello sciopero. Dopo aver raggiunto faticosamente il ponte di Stalingrado, quello che c’era davanti faceva quasi paura – afferma –: le auto e i furgoni incolonnati erano centinaia. E nei pressi della fiera, date le strade chiuse per il cantiere, c’era ancora più caos, anche perché molte con ogni evidenzia erano vetture con persone che andavano a vedere il salone delle macchine agricole, quindi non sapevano come raggiungere i parcheggi retrostanti. Pian piano sono riuscito ad arrivare verso via Ferrarese e in zona Dozza, fa ridere dirlo, c’è stata la liberazione. All’altezza della fiera c’era una pattuglia della polizia locale, ma faceva quello che poteva in una situazione terribile".

Percorribilità complicatissima anche per chi arrivava dal quartiere Santa Viola, come Martina, 52 anni che doveva accompagnare la madre al Sant’Orsola per una visita: "Devo attraversare il Ponte Lungo sul quale si transita a una sola corsia per i lavori del tram, ma all’incrocio con Battindarno, questa mattina (ieri, per chi legge) era stato aperto un ulteriore cantiere. Non c’era via d’uscita: tutte le strada alternative erano intasate e onestamente ero anche in ansia per mia madre che doveva effettuare la visita".

Mauro, 44 anni, fa l’autista e da Casalecchio doveva recarsi al Centergross dove c’è il magazzino e caricare la merce per le consegne: "Ho impiegato circa 45 minuti più del solito per arrivare perché solitamente prendo la tangenziale ed esco all’uscita Ferrara. Stamattina (ieri), visto il blocco della tangenziale, sono uscito alla numero due, poi giù da via della Pietra, Emilia Ponente, fino alla trasversale di pianura, dove anche lì c’era un bel traffico, poi finalmente al Centergross. È chiaro che il mio ritardo ha avuto come conseguenza anche quello delle consegne, e sono farmaci".