Bologna, 26 agosto 2024 – Trema ancora la terra in Emilia Romagna. Nelle ultime 24 ore l’epicentro di alcune scosse di terremoto è stato localizzato in provincia di Bologna e nell’Imolese, a Castel del Rio a circa venti chilometri di profondità, mentre gli altri sono stati registrati nella zona di Borgo Tossignano e Fontanelice. La scossa più forte è stata di magnitudo 3.9, e due giorni fa attorno all'ora di pranzo la terra aveva fatto sentire il suo ruggito anche nella zona Ravennate. A spiegare cosa sta succedendo è Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna.
Antolini, siamo nel pieno di uno sciame sismico che investe la zona dell’Appennino Emiliano Romagnolo?
"Quando viene registrata questa ripetizione di scosse si, siamo in uno sciame sismico che non sappiamo quanto possa durare. E’ possibile che ci siano anche altre scosse, ma non è neanche detto che vengano avvertite dalla popolazione”.
I terremoti non si possono prevedere ma questo sciame sismico indica qualcosa di particolare?
"L’Appennino Emiliano Romagnolo così come quello Tosco Emiliano è un’area che ormai sappiamo essere a elevata pericolosità sismica quindi uno sciame sismico non è una novità. Se andiamo a vedere cosa è successo nella storia verifichiamo con facilità come in prossimità delle zone del Mugello ci sono stati due forti terremoti, uno nel 1542 e uno nel 1919, che hanno raggiunto magnitudo 6. In quest’area non possiamo stupirci di quanto sta accadendo”.
E cosa sta succedendo?
"Cercando di spiegarlo nel modo più facile possibile questa parte di crinale si sta rilassando e genera faglie prevalentemente normali parallele all’asse della catena appenninica, localmente interrotte e dislocate da faglie trasversali. In sostanza la zolla adriatica scende sotto il nostro Appennino che viene compresso, e la parte più compressa è quella che si estende sotto la pianura padana, verso Modena, Ferrara e Ravenna per intenderci, mentre il crinale è in una fase estensionale. Tutto il motore di questo movimento è dato dalla subduzione della placca adriatica sotto il nostro Appennino. E’ una fascia che si sta spostando e che può generare altre tipologie di faglie e di terremoti, creando così scuotimenti in superficie. Non è una novità registrare questi movimenti in questa zona”.
Queste scosse possono essere legate a quelle registrate diversi mesi fa nelle Marche o a Tredozio, in provincia di Forlì-Cesena?
"No, assolutamente no”.
Considerando lo sciame sismico in atto nella zona dell’Appenino che comprende il Bolognese, è almeno possibile prevedere se ci saranno altri movimenti della stessa intensità?
"Quello che ci riserva il futuro non possiamo saperlo ma generalmente possono avvenire eventi di magnitudo superiore a 4 ma i terremoti non si possono, purtroppo, ancora né prevedere o prevenire. Non sapendo quando e se ci sarà un evento sismico è di fondamentale importanza investire nelle sicurezza delle abitazioni, questa è la prima vera forma di prevenzione. I sismologi di tutto il mondo stanno cercando di capire in che modo riuscire a prevedere un terremoto ma siamo ancora distanti da questo obiettivo. Quello che sappiamo è che nell’Appennino emiliano romagnolo possono verificarsi questi eventi”.
Dopo i tragici eventi sismici registrati in Emilia Romagna ma anche nel resto d’Italia gli adeguamenti sismici sono stati anche normati. Cosa altro bisogna fare?
"Le istituzioni devono investire nel miglioramento e adeguamento sismico degli edifici privati, della collettività, non solo degli edifici pubblici. Dare ad esempio dei contributi per l’adeguamento sismico delle abitazioni dei piccoli borghi come ce ne sono tanti sul nostro Appennino, e sono ancora tutti abitati. Non bisogna pensare alle facciate ma al miglioramento o adeguamento della struttura dell’abitazione. Molte sono case vecchie o antiche, e non possono reggere a scosse di un certo tipo”.