
Uno sciamano brasiliano (Afp)
Bologna, 22 giugno 2016 – Rappresentano un ponte tra la spiritualità e la concezione materiale della vita. Appartengono soprattutto a culture nelle quali la dimensione magica dell’esistenza ha ancora un ruolo importante nella quotidianità. Sono gli sciamani, espressione dalle forti suggestioni letterarie e cinematografiche. Una parola che sembrava uscita definitivamente dalla nostra concezione della malattia e della guarigione. Perché le loro pratiche affondano le radici in forme di civiltà tribale apparentemente spazzate via dalla tecnologia. Sono guaritori, hanno un ruolo centrale nelle comunità, a loro spetta il compito di dialogare con i mondi ignoti, e sono loro che guidano i viaggi verso quelli che gli antropologi hanno definito ‘stati modificati di coscienza’. Incontrarli, senza cadere nel facile folklore, non è cosa di tutti i giorni. Eppure esistono e sono persino raccolti in una associazione, la Schamanism and Healing Association, presieduta dallo studioso tedesco Wolf Wies, autore di ponderosi saggi sull’argomento, che sarà in questa sera di luna piena nella bella cornice degli Orti di via Orfeo (via della Braina 7), tra fichi, vigneti e meli, per una conversazione sulle forme ancora vive di sciamanesimo. L’appuntamento, all’interno della rassegna La Luna e gli Orti, curata dall’associazione ABC è alle 18.
Professor Wies, può spiegare chi sono gli sciamani oggi?
«Gli sciamani esistono e usano le loro pratiche in tutti i paesi, esclusa l’Europa: in Asia, Africa, America e in Australia/Oceania. Hanno diverse funzioni: sono guaritori, sacerdoti, consulenti, psicologi oltre che depositari della tradizione e dei miti».
Si tratta di residui di ritualità appartenenti a un mondo arcaico o esiste uno sciamanesimo contemporaneo?
«Le differenti forme di sciamanesimo hanno percorsi che risalgono a 25mila anni fa e oltre. Oggi gli sciamani si attengono ancora a queste tradizioni ma tendono a collaborare con la medicina tradizionale occidentale, e ritengono che i due sistemi possano dialogare e imparare l’uno dall’altro».
Che relazione esiste tra lo sciamanesimo e la medicina ufficiale?
«La medicina occidentale di solito tratta le parti infette o malate del corpo. Gli sciamani entrano nel solco della malattia e includono lì il livello spirituale».
Che ruolo giocano le sostanze che inducono stati modificati di coscienza (pensiamo ai funghi allucinogeni) nella pratica dello sciamano?
«Tutti gli sciamani hanno la possibilità di entrare in stati di trance in cui sono in grado di comunicare con le divinità, gli spiriti, gli antenati o con alberi e piante. I modi per entrare in questi stati sono diversi, meditazione, il ritmo di percussioni o sonagli, danza, canto. Altri, specialmente in America Centrale e Sud America usano sostanze psicoattive in una forma ritualizzata per entrare in questi stati di trance».
Esistono forme di sciamanesimo in Italia?
«Non ho avuto occasioni di studiarle».
Quale, tra le tante che lei ha incontrato, è stata la figura di sciamano che l’ha più colpita?
«I più potenti li ho incontrati in Messico e nel sud dell’Africa».