È stato il giorno della verità, quantomeno giudiziaria, per Giampaolo Amato. La Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Pier Luigi Di Bari, ha emesso la sua sentenza e, in primo grado, ha deciso la colpevolezza. Ergastolo per l’oculista di 65 anni, in carcere dall’8 aprile 2023, accusato dell’omicidio aggravato (vengono contestate la premeditazione, i motivi abietti e futili e l’uso del mezzo venefico) della moglie, la 62enne ginecologa Isabella Linsalata, e della suocera Giulia Tateo, di 87 anni. Duplice, secondo la Procura, il movente: sentimentale, poiché voleva vivere in libertà la sua relazione extraconiugale con una donna più giovane, ed economico, per l’eredità. Ripercorriamo la vicenda.
CronacaProcesso Amato, il giorno della sentenza: le tappe del giallo