Bologna, 17 ottobre 2024 - Ergastolo. Sono state vane le ultime lacrime di Giampaolo Amato, che alla Corte ha scongiurato di credere alla sua innocenza. Vani gli appelli dei suoi avvocati, ad assolvere "un uomo che viene accusato di due delitti che sono invece due morti naturali, perché non si può chiedere l’ergastolo senza spiegare come sono morte le presunte vittime, come lui le avrebbe uccise". E invece. Il medico 65enne è stato condannato per l’omicidio aggravato della moglie Isabella Linsalata, pure lei medico di 62 anni, e della suocera Giulia Tateo, 87, ad appena ventidue giorni di distanza l’una dall’altra nell’ottobre del 2021, tramite un cocktail di Midazolam, una benzodiazepina, e Sevoflurano, un anestetico ospedaliero, cui entrambi i corpi sono risultati positivi senza che assumessero quei farmaci.
Ecco punto per punto gli indizi decisivi con cui l'accusa ha incastrato Amato.