Giampiero Gualandi ha trascorso il Natale a casa. L’ex comandante della polizia locale di Anzola, 63 anni, accusato di avere ucciso con un colpo della sua pistola d’ordinanza la collega con cui aveva avuto una relazione, la vigilessa 33enne Sofia Stefani, ha infatti ricevuto nei giorni scorsi il braccialetto elettronico che attendeva da quando, all’inizio del mese, il giudice per le indagini preliminari Domenico Truppa aveva alleggerito la misura cautelare nei suoi confronti, trasformandola da carcere ad arresti domiciliari. La Procura però – pm Stefano Dambruoso, con l’aggiunto Lucia Russo – ha immediatamente fatto appello contro l’ordinanza e di conseguenza ieri mattina si è tenuta l’udienza a riguardo davanti al tribunale del Riesame: i giudici dovranno decidere se mantenere i domiciliari per l’indagato o meno. Una decisione attesa già per la giornata di oggi.
L’avvocato di Gualandi, Claudio Benenati, aveva chiesto i domiciliari per il proprio assistito a novembre. Il gip Truppa li aveva concessi, ma il Riesame li aveva poi annullati per un difetto di notifica obbligatoria alle parti offese, ossia i familiari di Sofia, difesi dall’avvocato Andrea Speranzoni. Una volta ovviato a questo problema è dunque scattata la seconda richiesta, con rinnovata concessione e appunto l’attuale appello dei pm.
Elemento di novità che ha portato alla richiesta di scarcerazione, fa sapere l’avvocato Benenati, è "il parere degli psicologi e psichiatri del carcere, che hanno ritenuto il mio assistito assolutamente equilibrato, stabile e perciò in grado di affrontare a casa la custodia cautelare". Per il gip, Gualandi quando sparò si trovava in una situazione psichica "di pressione emotiva e stress" dovuta alla relazione altalenante con l’amante, che non si rassegnava alla fine della loro relazione. Una condizione che, scriveva ancora il giudice, "non pare davvero possa essere ripetibile in ambito domestico". Una versione che aveva sollevato le ire della famiglia della ragazza uccisa.
Gualandi risponde di omicidio volontario aggravato. Sparò e uccise la collega nel proprio ufficio, nella sede della polizia locale di Anzola, il 16 maggio scorso. L’indagato da sempre sostiene si sia trattato di un incidente, un colpo partito per errore durante una colluttazione con la donna. Il 17 febbraio comincerà il processo a suo carico, davanti alla Corte d’assise che dovrebbe essere presieduta dal presidente del tribunale, Pasquale Liccardo.
Federica Orlandi