Trentaquattro anni, origine Brianzole, tanti anni di teatro e poi, durante la pandemia, la voglia di cinema. Sara Drago (foto Derosa), appena è arrivata a Roma ha incontrato la sua futura agente Donatella Franciosi … et voilà… dopo sei mesi di provini è diventata Lea, l’agente ‘workaholica’ protagonista della serie Call My Agent-Italia. Attualmente sta girando la seconda stagione e questa sera sarà in città alle 21, ospite del festival ’Tutto esaurito’ al chiostro di Santa Cristina, per conversare con la dottoressa Arianna Bellini.
Sara Drago, il suo debutto nel cinema è già da serie.
"Sì, da un mondo di provini che si cercano da soli o ci si passa tra colleghi, come nel teatro, sono passata a un mondo dove è più difficile accedere a ruoli importanti".
Invece ce l’ha fatta. Differenze tra la sua vita reale e quella sul set?
"Proprio in questi giorni stiamo girando la seconda stagione e ci capita di ridere spesso di situazioni che accadono tra colleghi, con la produzione, con la regia, sono situazioni che accadono dentro il racconto. Dietro le quinte di Call My Agent è Call my Agent… una matrioska continua. Penso poi alla vita che faccio ora, che partecipo a eventi che possono anche avere dinamiche vicine alla serie. Cerco di tutelare la mia vita, ma non sempre ce la faccio".
Arriva bella carica questa sera al festival.
"Di stress ne abbiamo, sì. Arrivo dopo due settimane in cui abbiamo fatto notti, albe, stiamo lavorando tanto, divertendo un casino, mettendo in gioco tanta energia".
Cosa racconterà lei che si stressa ma si diverte anche?
"Non è male in fondo. Cerco di stressarmi per una buona causa, la mia felicità. Penso a volte che potrei gettare il telefono dalla finestra… ma ci divertiamo come dei matti".
Se toccasse a lei essere rappresentata, quale sarebbe il punto debole artistico su cui ironizzare?
"L’ansia. Sono una spugna emotiva. Devo imparare a farmi scivolare le cose addosso, facendo in modo che tutto quello che mi accade attorno, che solitamente mi porta da zero a cento di stress, si zittisca. Mi sento come un insieme di campanelli d’allarme o cursori sparati a mille. E divento però molto comica, non riesco nemmeno a tenere le cose in mano.
Benedetta Cucci