MONICA RASCHI
Cronaca

Sant’Orsola, chirurgia del seno. Il nuovo primario è Marco Bernini

Il professore, 47 anni, alla guida dell’Unità operativa: "Ridurre l’invasività degli interventi e ricostruire" .

Bernini per 14 anni al Careggi di Firenze

Bernini per 14 anni al Careggi di Firenze

Ridurre al minimo l’invasività della chirurgia oncologica e ricostruire immediatamente il seno. Sono i principi base di Marco Bernini, 47 anni, alla guida dell’Unità operativa di Chirurgia senologica del Sant’Orsola che arriva a raccogliere il testimone del professor Mario Taffurelli.

Che cosa l’ha spinta a scegliere questa branca medica?

"Nasco come chirurgo oncologico generale, ma l’ho scelta perché il tumore alla mammella è una patologia a grande impatto sociale: non coinvolge solo la donna ma tutta la famiglia visto che lei è il collante di tutto il nucleo. Poi c’è l’aspetto scientifico: per la sua diffusione è il tumore più frequente nelle donne. Ed è stato il primo per il quale è stato creato una ’unit’ e protocolli relativi".

Invece la scelta del Sant’Orsola, lei arriva da Firenze, da cosa è stata determinata?

"Sono stato 14 anni al Careggi, ma prima di Bologna otto mesi a Modena. Quando c’è un concorso in quello che era il reparto del professor Taffurelli, che è ancora un faro per la senologia italiana, è stato per me un orgoglio partecipare. Poi il Policlinico è esso stesso un punto di riferimento nazionale".

Lei dice che le donne, dopo l’intervento, ’devono riconoscere il proprio corpo’.

"È l’approccio moderno: dal punto di vista chirurgico si fa il minimo indispensabile, quindi anche le mastectomie sono ormai ridotte a 30 casi su cento e mai in modo totale. Anche rispetto ai noduli ascellari c’è stata una de-escalation incredibile della chirurgia. Quasi il 90 per cento delle donne sopravvive – sottolinea il professor Bernini – e dobbiamo pensare alla loro qualità della vita e femminilità. Quindi si applica il principio della onco-plastica: nello stesso intervento prima la parte oncologica di cura e poi la parte ricostruttiva. La paziente esce dalla sala con una ricostruzione, seppur temporanea, ma con una ricostruzione".

Lei ha fatto diverse esperienze all’estero. Cosa c’è di più o di meno negli ospedali fuori dall’Italia?

"Nell’ambito della Chirurgia senologica siamo leader mondiali. E questo grazie al professor Umberto Veronesi che è stato in assoluto il senologo più importante del mondo. Naturalmente siamo avanti anche perché abbiamo un sistema sanitario nazionale. Sulle differenze diciamo che certi ospedali, come a Seattle, negli Stati Uniti sono molto informatizzati: ogni paziente ha un computer ai piedi del letto. Però in termini di competenze e di avanguardia scientifica, per il seno, siamo veramente avanti".

L’Unità operativa esegue, ogni anno, 400 interventi, con oltre 1.200 prestazioni ambulatoriali.