GILBERTO DONDI
Cronaca

Il giallo di Sandra Sandri, una vita spezzata dai pedofili. “Nessuno ha pagato”

Sparita nel 1975, il corpo non è mai stato trovato. Indagini sbagliate FOTO

La Foto di Sandra Sandri

La Foto di Sandra Sandri

Bologna, 22 gennaio 2016 - Ci sono casi che partono con il piede sbagliato. Quello della povera Alessandra Sandri, per tutti Sandra (FOTO), svanita nel nulla in una mattina di pioggia di 41 anni fa a Bologna, è uno degli esempi più lampanti di come le indagini, se partono (e proseguono) male, possono lasciare impuniti assassini e stupratori. Sandra Sandri e Yara Gambirasio. Due vite spezzate in modo quasi identico. Ma mentre per Yara è stata messa in piedi una delle più complesse e spettacolari indagini mai fatte, sfociata nella cattura di Massimo Bossetti, per Sandra non è stato fatto quasi nulla.

Altri tempi e altri modi di pensare. Gli investigatori di allora, cioè la Squadra mobile della polizia, si convinsero quasi subito, chissà perché, che la piccola, poco più che undicenne, si era allontanata di sua spontanea volontà per una fuga d’amore. Nulla di più sbagliato. Era stata rapita e uccisa dai pedofili. E così per anni nessuno ha cercato Sandra. E, cosa ancora più grave, nessuno ha cercato i suoi carnefici. La storia di Sandra Sandri è la storia di un fallimento, quello degli inquirenti di allora, e di un’attesa infinita e dolorosa, quella dei parenti della bambina. Papà Nerio è morto di dolore, mamma Marisa lotta ancora per sapere la verità e chiede, soprattutto, di trovare i poveri resti di Sandra. Chiede solo, questa mamma coraggiosa, di poter finalmente piangere la figlia.

Il 7 aprile 1975 piove forte. Sandra e la madre di buon mattino escono di casa e prendono l’autobus in via della Battaglia, periferia est della città, per andare in centro. La donna va al lavoro, la figlia a scuola, alle medie San Domenico di piazza Calderini. Salgono sul 13 e arrivano in via Farini: Sandra scende e saluta la mamma, che resta sul bus e la vede per l’ultima volta di fronte alla Cassa di Risparmio, avvolta nel suo cappottino rosso. La scuola non dista più di 50 metri. Ma Sandra non ci arriverà mai. Sparisce letteralmente nel nulla. A un’amichetta dice: «Vai avanti, io arrivo». Nessuno la rivedrà mai più, inghiottita dalla pioggia. Le indagini partono a rilento e prendono la direzione sbagliata: allontanamento volontario. A nulla servono gli appelli e le proteste di mamma e papà. Ci sono telefonate che depistano, falsi avvistamenti. Il caso finisce piano piano nel dimenticatoio. Poi, ciclicamente, riaffiora come un fiume carsico.

Soprattutto grazie a Chi l’ha visto?, che parla di Sandra a più riprese e, negli anni ’90, manda in onda un agghiacciante nastro risalente a poco prima della scomparsa in cui è registrato l’‘interrogatorio’ alla bambina fatto da un vicino di casa. Con fare brusco e incalzante, l’uomo costringe la piccola, quasi fosse lei la colpevole, a raccontargli come e quando due uomini l’hanno portata a casa loro e hanno abusato di lei, promettendole che uno dei due l’avrebbe sposata. Quei due uomini sono Franco Mascagni e Giorgio Fragili. Due nomi che in questa storia hanno un peso determinante. Due nomi ben noti alla polizia. Nell’82 sono infatti stati processati e condannati per gli abusi sessuali su Sandra, dopo la denuncia della madre Marisa. Tre anni di carcere. Ma grazie all’indulto non hanno passato in cella nemmeno un giorno. Nessuno, incredibilmente, mette in relazione i due fatti: gli abusi (con la condanna) e la scomparsa. La polizia non vede o non vuol vedere.

Le indagini vengono riaperte a fine anni ’90, stavolta sul serio. Il quadro, seppur tardivo, si fa più chiaro. La povera Sandra era finita in un giro di pedofili che aveva come base un bar malfamato di via Carissimi, vicino a casa sua. La Squadra mobile ci mette l’anima per trovare i colpevoli a tanti anni di distanza. Si risentono i testimoni, fra mille omertà e reticenze. Si cercando i resti della piccola con il georadar nel cortile di una casolare alla Ponticella, non lontano da via Carissimi, ma non si trova nulla. La svolta arriva nel 2010: una conoscente di Mascagni, in una drammatica deposizione, confessa che l’uomo tanti anni prima la minacciò così: «Ti faccio fare la fine di Sandra Sandri». La donna non aveva mai parlato per paura. L’assassino ha finalmente un nome. Mascagni però è morto nel 1990. Ormai non può più pagare.

Il complice degli abusi, Fragili, è invece vivo e vegeto. Ma contro di lui non ci sono prove. Viene sentito come persona informata sui fatti. Per la polizia è reticente, però non si può incriminare. Restano una certezza e mille domande: Mascagni è l’assassino, ma chi sono i complici? C’era qualcuno con lui il 7 aprile ’75? Qualcuno l’ha aiutato a nascondere il corpo? Chi l’ha coperto con la sua omertà? Ci sono sicuramente persone ancora vive che sanno. Uomini che frequentavano il famigerato bar e sapevano cosa aveva fatto Mascagni. E’ ora che questi uomini parlino. E’ arrivato il momento di rompere il patto del silenzio. Una mamma aspetta ancora di trovare la sua bambina.

(7 - continua)