REDAZIONE BOLOGNA

Chi era San Petronio, patrono di Bologna

Fu l'ottavo vescovo della città, il suo episcopato si svolse nel V secolo

Benedizione della statua di San Petronio (FotoSchicchi)

Benedizione della statua di San Petronio (FotoSchicchi)

Bologna, 2 ottobre 2018 - “Il 4 ottobre del 1141 il vescovo Enrico volle ispezionare le reliquie di san Petronio, da quasi sette secoli custodite nella basilica di Santo Stefano. Da allora, ogni anno, la festa del Santo si celebra in quel giorno in tutta la città e in tutta la diocesi”, racconta monsignor Oreste Leonardi, primicerio della basilica di San Petronio.

Chi, dunque, era Petronio l’ottavo vescovo di Bologna il cui episcopato si svolse nel V secolo? “Due scrittori contemporanei, Eucherio e Gennadio – prosegue il primicerio -, lo citano insieme a eminenti Padri della Chiesa, ricordandolo soprattutto come modello di santità, di vita morale, di cultura. Ma ciò che più è rimasto impresso nella memoria cittadina e che è testimoniato anche dalle due omelie a lui attribuite è il legame tra il vescovo e la sua comunità, l’impegno sollecito e generoso di Petronio nella ricostruzione fisica e morale di una città che già Ambrogio, 50 anni prima, aveva descritto come «cadavere di città semidistrutta»”.

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Pochissimo, comunque, ci è stato tramandato di Petronio. In Eucherio di Lione e in Gennadio la figura di Petronio assume appunto un ruolo di ricostruttore della città di Bologna, indice della sua libertà e promotore delle sue prerogative come la costruzione dell’Università. In particolare Eucherio afferma che Petronio pervenne al sacerdozio e all’episcopato dopo aver lasciato un’altissima carica civile, seguendo in tal modo l’esempio di altri illustri personaggi, quali S. Ambrogio e S. Paolino di Nola.

Lo scritto tramandatoci da Gennadio, sulla vita di San Petronio, risulta più dettagliato; in quanto viene raccontato il viaggio che compì a Gerusalemme quando era già vescovo a Bologna. Da quel viaggio sarebbe tornato con molte reliquie. E nel ritorno, passando per Costantinopoli, avrebbe ottenuto da Teodosio II la possibilità di allargare il circuito della città e che fosse garantita la libertà e che il governo sarebbe stato nelle mani dei cittadini e infine che fosse concessa l’Università. In tal modo la figura di San Petronio assume uno spiccato significato politico e patriottico, destinato a durare nei secoli e nell’anima popolare, per questo motivo il Comune fu il primo sostenitore e divulgatore del culto di San Petronio, perché contribuiva a rafforzare i principi d’indipendenza da ogni forza esterna.

Inoltre, spiega monsignor Leonardi, “l’episcopato di Petronio si situa tra il 431 e il 450: un tempo decisivo per le sorti dell’impero romano. Da anni i barbari erano stati accolti entro i confini di Roma, sia per l’impossibilità di respingerli sia perché effettivamente utili alla vita dell’impero. Ma dai primi anni del secolo si era sviluppata un’ostilità crescente, fino ai terribili assalti dei Vandali e degli Unni. Un umile e sensibile prete di Marsiglia, Salviano, proprio nel periodo centrale dell’episcopato di Petronio (439 - 440) descrive le terribili conseguenze delle guerre e lo scempio delle città e delle campagne”. Più grave di tutto era “la devastazione morale che ammorba la società e la coscienza delle persone. Cresce l’egoismo e l’avidità, fino a dilaniarsi a vicenda, così come cresce la ricerca del godimento, fino a stordirsi, fino a divenire schiavi della gola e della lussuria”.

Forse una situazione simile si para dinnanzi a “Petronio divenuto vescovo a Bologna”. Ecco perché, sottolinea monsignor Leonardi, questa sua moralità “deve essersi impressa in modo indelebile nella memoria cittadina, sino a voler attribuire al vescovo Petronio il ruolo di "Difensore della città" e di "Patrono". Diventa allora chiaro e impegnativo il messaggio che la liturgia della festa di San Petronio ripropone ogni anno: cercare anzitutto la giustizia di Dio, e progredire nella via dell’unità e della pace (preghiera dopo la comunione)”.