Il grande sottopasso di viale Sabena, che aspetta di avere un velox acceso a breve proprio all’imbocco della galleria, ha avuto un ruolo da protagonista durante l’alluvione. Tanto da aver salvato, forse, l’ospedale Maggiore da una possibile ‘inondazione’. Questa chiave di lettura ha fatto da accompagnamento a una relazione di Simone Stella, dirigente dell’unità Gestione immobili e impianti di Palazzo d’Accursio, nei giorni scorsi in una commissione in Comune. Il tunnel, ha ricordato Stella, è stato invaso da 110mila metri cubi di acqua: per farsi un’idea, "o 15 campi di calcio con un metro d’acqua o l’intero Dall’Ara con 15 metri d’acqua a tutta altezza". Una massa d’acqua che in appena sei-sette ore "ha completamente coperto le canne" del tunnel. Questo nonostante il tunnel sia dotato di due vasche di laminazione da mille metri cubi. Il problema è che l’enorme quantità d’acqua "ha messo in crisi tutto il sistema di raccolta meteorica e gli impianti speciali. L’acqua è arrivata sia dalla strada che dalle due scarpate laterali". In questo modo però, il tunnel Sabena "una funzione l’ha svolta: di protezione del Maggiore. Bisogna dirlo", ha commentato il consigliere Claudio Mazzanti (Pd).
In via San Mamolo invece si è avuto "uno sversamento probabilmente da proprietà private e non tanto dell’Aposa quanto di un rio affluente", come riferito nella stessa commissione da Benedetta Corsano, dirigente dell’unità Manutenzione strade e verde. "Sono molto cauta, ma quello che è accaduto in San Mamolo e diverso da quello che è accaduto in via dei dei Colli". Dove, così come in via degli Scalini e in via di Sabbiuno, "c’è una situazione di estrema fragilità del territorio. Gli interventi che abbiamo fatto in somma urgenza sono stati tutti di pulizia delle strade, ma poi c’è una parte che dev’essere affrontata dai privati. Negli ultimi 30 anni c’è stata un po’ una deficienza di manutenzione dei fossi e delle scoline, che avrebbe aiutato, ma forse non risolto. Adesso c’è bisogno di un’opera complessiva per arrivare a una regimazione delle acque", ha concluso la dirigente. Sempre Corsano ha parlato in particolare di via degli Scalini. "Il progetto l’abbiamo dovuto modificare, perché intorno a Ferragosto, mentre facevamo i pali per la costruzione del muro di contenimento – ha spiegato parlando dei cantieri che derivano dai danni dell’alluvione 2023 – purtroppo abbiamo verificato che c’erano delle cavità nel terreno non rinvenute con indagini preliminari. L’intervento dovrebbe partire ai primi del prossimo mese, ma si fa fatica a reperire i materiali. Se tutto va bene, partendo con il cantiere ai primi di dicembre, al massimo in un mese e mezzo dovremmo riaprire la strada".
red. cro.