GIANNI LEONI
Cronaca

Saletto piange Lovisi, barista dal grande cuore

Il 70enne aveva ridato vita alla piccola comunità: "Una persona speciale che sapeva infondere allegria"

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di Gianni Leoni

‘Era un amicone’. Lo ricordano così, a Saletto. E nei commenti con tono mesto, dopo la sua scomparsa, in tanti riportano all’attualità le serate e i brindisi, le griglie fumanti e le amichevoli chiacchiere, nella quiete defilata della frazioncina di Bentivoglio. "Ha ridato vita a questa zona", concordano i paesani. Perché Nicola Lovisi era proprio così: un instancabile personaggio, un simpatico omone di 160 chili tutto casa, bar e soprattutto amici. E adesso che non c’è più, stroncato da un infarto, a 70 anni, un velo di tristezza è sceso su Saletto e nei piccoli centri tutt’intorno. Veniva dal Salernitano, Lovisi, accompagnato da una travolgente carica di simpatia e da uno sguardo che già puntava verso un orizzonte gremito di amici. Con quello spirito, nel ’98, aprì un’aziendina edile specializzata negli scavi per la posa di condutture di gas, luce e quant’altro e, più avanti, un negozio di frutta e verdura a Bentivoglio. E sempre con quello spirito, 15 anni fa, diede il via alla gestione di un bar, l’unico locale pubblico di Saletto, dove una volta c’era un forno con annessa bottega. Via allora, alle serate a più voci, piatti freddi, in alto i calici e giravolte di danze, una sera dopo l’altra dentro e fuori dal locale. Così spessissimo, anche in tempi recenti, fino allo stop per il virus.

"Mio nonno accoglieva tutti: nel bar, ma anche a casa. Un piatto di minestra, qualche abbondante fetta di salame e un buon calice c’erano sempre tra le mura o davanti alla piscina. Diciamo che era una buona forchetta", ricorda Nicola, l’affezionatissimo nipote.

Lovisi era ricoverato a Bentivoglio. "Aveva preso il virus", puntualizzano a Saletto, anche se a ucciderlo non è stata l’infezione, ma un infarto, definitiva conseguenza di alcuni preoccupanti avvertimenti. Il suo addio ha ridato tono, nei ricordi, ai tanti momenti lieti. "Un grande personaggio, un vero, importante punto di riferimento. Nel suo locale e in casa ogni momento era buono per una grigliata, per una padella di marroni, per una spaghettata", concordano tutti. "Lo conoscevo da anni, tante volte sono stata alle sue festicciole e a cena a casa sua, con tanti amici. Nicola con la sua generosità, con la sua voglia di stare in compagnia, con la sua affabilità ha riportato entusiasmo ed allegria in tutta la zona", conferma Laila Savazzi, che pure sta a Saletto.

"Il nonno riposerà nel suo paese del Salernitano – dice Nicola – perché lì ci sono le tombe di tutti i suoi parenti. Il bar però non chiude e prosegue la gestione con Maria Giuseppina, mia madre. Anche Rocco, mio fratello, rimane qui. Io continuo a seguire l’impresa edile e il negozio di Bentivoglio. Proseguiremo, quindi, lungo la strada aperta dal nonno, ma lui mancherà a tutti".